30 anni dopo il famigerato SPOT a favore della plastica, ecco come siamo ridotti. La plastica ha invaso la catena alimentare ed è ovunque.
L’inquinamento, come dice saggiamente la Permacultura, è una risorsa inutilizzata.
Madre Natura utilizza tutto ciò che crea, lo ricicla, lo composta, lo trasforma in nutrienti e quindi in nuova energia. Niente si butta.
L’uomo, travisando i suoi insegnamenti, è stato capace di combinare i suoi elementi per creare molecole indigeste. Che inquinano perché difficilmente trovano altri utilizzi. E perché servirebbero tempi biblici per un’adeguata riassimilazione…
Ma andiamo per ordine.
Quando ero piccola, ero una delle poche tra le mie amiche a non avere la Casa di Barbie. “Troppa plastica“, diceva mia mamma.
E così mi arrivò “in regalo dal nonno” la Casa Lunby, una casetta ecologica di legno svedese (l’idea dell’EcoVillaggio ha radici antiche… 😉 ). Persino i pupazzetti erano di stoffa, niente bambole tettute o machi depilati di plastica.
Alcuni mobili erano già compresi, come quelli blu del salotto, ma altri no, e così con i miei genitori ci divertimmo a costruire in legno l’arredamento per la cameretta: il letto a castello, la lavagna, la scrivania, la sedia… E anche un piano giardino con piscina e garage! 😉
Quello sì che è stato un bel regalo! Ecologico e creativo, che ci ha permesso di passare del tempo di qualità insieme.
Altro che banali bambole di plastica… Altro che insulsi mattoncini preformati che limitano la fantasia in forme pre-costruite e inquinanti!
E mi ricordo che, sempre a quei tempi, c’era una filastrocca di Gianni Rodari che inneggiava alla forza creatrice di Madre Natura. Nella versione cantata da Sergio Endrigo che molti ricorderanno, faceva più o meno così:
Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, per fare un tavolo ci vuole un fiore.
Questa filastrocca ci insegnava qualcosa che, oggi, i bambini di mezzo mondo – quel mondo invaso dalla plastica e dai derivati petrolchimici – hanno dimenticato.
“Per fare tutto ci vuole un fiore”. E non esattamente un fiore di plastica. 🙁
Per coltivare l’unico cibo che vale la pena di mangiare, sano, nutriente, ricco di prana, cruelty free e etico… Ci vuole un fiore.
Per costruire gli unici ambienti in cui valga la pena di vivere, traspiranti, antimuffe, accoglienti… Ci vuole un fiore.
Per dare sfogo alla fantasia, scrivere su carta, ritagliare delle casette nel cartone, dipingere su tessuti… Ci vuole un fiore.
Tutto questo per dire che…
Se ci dimentichiamo della legge di causa-effetto, stiamo messi davvero male.
Tornando all’esempio dell’albero, da un seme nasce un albero, rami e foglie si protendono verso il cielo e purificano l’aria, ospitano gli animali, offrono ombra e riparo, spesso regalano anche fiori e frutti. Alla base troviamo i funghi, e le radici ospitano reti informative che creano gilde che permettono agli alberi e arbusti che crescono intorno di scambiarsi nutrienti e proteggersi a vicenda. In autunno quasi sempre le foglie cadono e diventano uno strato che copre le radici e la vita nel terreno, diventando calore, concime e nutrimento. Lo stesso albero quando muore continua a ospitare esseri viventi e a fornire energia.
Non ci sono scarti.
E’ un ciclo della vita che nutre e prospera in ogni sua forma.
Ma l’uomo taglia gli alberi in modo indiscriminato, e estraendo a tutti i costi le risorse di miniera trascura l’insegnamento prezioso di questo ciclo chiuso di energia eterna per creare brutture senza fine, mostri di cemento, discariche di plastica che restano per secoli…
Simulacri morti alla sua miope e imprevidente sventatezza.
La plastica non protegge. Soffoca.
La plastica non nutre. Affama.
La plastica non fa parte del ciclo della Vita. E’ morta e uccide.
Già a partire dagli anni ’80 gli ambientalisti hanno iniziato a lanciare allarmi contro l’uso spropositato di questa sostanza artificiale, altamente tossica e cancerogena.
I produttori di materie plastiche, invece di muoversi per cercare alternative meno costose per l’ambiente e la salute delle persone, pensarono bene di commissionare uno SPOT TV che uscì – se non ricordo male – nel 1989.
Adesso non dico che tutta la colpa della situazione odierna sia delle Lobby industriali, perché come consumatori ci abbiamo messo del nostro, ma certe persone dovrebbero farsi un esame di coscienza prima di mettere in giro certi messaggi fuorvianti.
Forse te lo ricordi, lo SPOT era strutturato come un’intervista.
La domanda era: “scusi, cosa pensa della plastica?“
I primi due intervistati (che venivano fatti agire faziosamente come degli snob antipatici) storcevano il naso dicendo: “La plastica? Poco pratica!“, “La plastica? Poco elegante!” e magicamente gli oggetti accanto a loro, di plastica appunto, sparivano lasciandoli atterriti e sgomenti.
Finché il terzo intervistato, alla stessa domanda “scusi, cosa pensa della plastica?“, esclamava in preda a delirio “Stupenda, magnifica, fantastica formidabile!”
https://www.youtube.com/watch?v=qhphSBqCMMI
Il ricatto era chiaro: “occhio, detrattori della plastica! La plastica è comoda, economica, e ormai è entrata surrettiziamente nella vita di tutti noi. Impossibile farne a meno. Impossibile ribellarsi.”
Una pubblicità decisamente ingannevole, faziosa e diseducativa per 3 motivi:
- primo perché essendo costruita su una finta intervista millantava il credito che le canzonette da Carosello non avevano (all’epoca eravamo tutti un tantinello più ingenui): tentava di educare, anzi diseducare, la gente smontando quel minimo di coscienza ecologica che ancora non era stata del tutto obnubilata dalla comodità del cosiddetto “progresso”,
- secondo perché “poco pratica” e “poco elegante” non erano e non sono precisamente i difetti più gravi della plastica, né le principali accuse di imputazione. Anzi forse proprio la praticità è l’unica leva vincente della plastica e parlando di poca eleganza (cosa vera) hanno comunque sviato il focus del problema tacciando di snob tutti quelli che ancora cercavano materiali naturali e rinnovabili. Ma ovviamente la finta intervista non avrebbe funzionato se le risposte alla stessa domanda “scusi, cosa pensa della plastica?“, fossero state “tossica“, “cancerogena” o “inquinante“…
- terzo perché tutti possiamo sempre ribellarci, dire “NO!” e dire “BASTA!” alla plastica: non scompare niente, sostituiamo l’involucro, sprechiamo meno, siamo più consapevoli, insomma: basta scegliere altre alternative.
Quanta poca lungimiranza!
Ma si sa… Meglio una rassicurante bugia che ci permetta di agire comodamente senza riflettere sulle conseguenze dei nostri capricci, che una scomoda verità.
Infatti, ecco che esattamente 30 anni dopo ci ritroviamo sommersi dalla plastica.
Non solo relegata in fantomatiche isole galleggianti in Asia, ma proprio davanti casa, nella nuova terrificante isola galleggiante del Mar Tirreno, tra Corsica e Elba, nelle nostre spiagge, nelle nostre città, nei strabordanti cassonetti, nei parchi, nelle strade. Per non parlare delle discariche.
Impossibile non vederla.
Impossibile rimandare il problema.
E allora sì che si cercano frettolosamente alternative: la plastica viene bandita dai sacchetti della spesa, c’è una lotta tardiva contro tutte le stoviglie “usa e getta”, per non parlare del mettere fuori mercato i cotton fioc con il bastoncino in plastica (che da anni erano in vendita anche di cartoncino, ma si sa, i risparmi di maria calzetta…)
Contromisure ancora inadeguate.
Se si pensa che rispetto ai piatti usa e getta della sporadica festicciola (che comunque non vanno usati!!!), tutti i giorni si mangiano alimenti conservati nella plastica della GDO e non mi sembra ci siano all’orizzonte leggi per eliminare le bottiglie di plastica delle minerali e delle bibite.
E forse ormai è un po’ tardi.
Sembra di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
E dopo che la plastica ha devastato gli oceani, dato che milioni di animali muoiono di fame o soffocati dalla plastica (la balena delle filippine ritrovata morta lo scorso marzo aveva 40 chili di plastica nello stomaco), visto che i gabbiani sono costretti a rovistare nei bidoni dei rifiuti delle città perché non ci sono più pesci, considerato che la microplastica ha contaminato irrimediabilmente la catena alimentare (si trova nei pesci e persino nel sale da cucina)…
Chissà cosa ne pensano i signori industriali che hanno contribuito a diffondere quello SPOT.
Chiediamo allora di nuovo oggi, 30 anni dopo: “Scusi, cosa pensa della plastica?”
Greenpeace allerta…
“Secondo studi recenti l’80% delle microplastiche, particelle inferiori ai 5 millimetri di dimensioni, si origina in ambienti terrestri e da lì, trasportata principalmente dai fiumi, arriva nei mari di tutto il mondo. I nostri fiumi sono quindi diventati dei veri e propri nastri trasportatori di rifiuti plastici che dai centri urbani si riversano in quella che sta ormai diventando la più grande discarica del Pianeta: il mare.”
Per fortuna ci sono diverse iniziative lodevoli che cercano di correre ai ripari.
Trasformare la plastica in una risorsa, persino in una valuta per i poveri del mondo come fa PLASTIC BANK… ( A proposito, noi cerchiamo il più possibile di evitare la plastica e avere abitudini di consumo sostenibili e responsabili, in più abbiamo deciso di investire in PLASTIC BANK per compensare l’inevitabile inquinamento residuo e avere la certificazione Plastic Neutral.)
Ma quando un rubinetto è aperto e ti sta allagando casa, non puoi perdere tempo a raccogliere e riutilizzare l’acqua, DEVI PRIMA chiudere il rubinetto.
E ancora una volta solo noi in prima persona, possiamo fare la differenza, solo TU, che stai leggendo questo articolo, puoi fare la differenza.
“Scusi, cosa pensa della plastica?”
La plastica è una sostanza tossica, che uccide e affama.
Evita di acquistare oggetti in plastica.
Non importa quanto te li spaccino per riciclabili. La plastica – di fatto – non è riciclabile perché al mondo ce n’è troppa e solo una minima parte viene effettivamente riciclata e a caro prezzo. La plastica si degrada e finisce nel terreno, nei fiumi e nel mare, quando non viene raccolta, e finisce nel cielo sotto forma di diossina, quando viene bruciata.
E in più la plastica è tossica, ti inquina, ti fa ammalare.
Dipende da te.
Pensaci la prossima volta che vai al supermercato, in profumeria, nell’emporio cinese…
Senti l’odore di petrolio che proviene dalla plastica. Comparalo con un oggetto di legno, un fiore, un frutto.
Osservati e controlla quanta plastica compri e quanta plastica butti ogni santo giorno.
Compra cibi sfusi, freschi, incartati nelle vecchie sane buste del pane, dall’azienda agricola bio della tua zona. Autoproduci il più possibile ed evita tutte le confezioni contaminate di plastica.
Non possiamo eliminarla tutta, ma possiamo ridurla drasticamente.
Qualcuno deve pur iniziare a fare la differenza.
Perché non io, perché non TU?
Pace e Amore (e un mondo senza plastica!)
🙂
Viviana Taccione
Autrice, Traner e Downshifter
PS: Con tutta la Redazione di Autodifesa Alimentare aderiamo alla SETTIMANA di BOICOTTAGGIO del cibo confezionato in plastica avviata da Zero Waste! Durante la settimana dal 3 al 9 Giugno non comprare alcun cibo confezionato in plastica, e già che ci sei, perché non estendere il boicottaggio? 😉 Maggiori info qui: Settimana di boicottaggio del cibo in plastica 6-9 Giugno 2019
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In effetti la situazione plastica sta assumendo proporzioni grottesche, verremo schiacciati dai nostri stessi giocattoli! 🙁
Ad ogni modo lo spot – oltre ad essere inconsistente dal punto di vista logico, perché al limite l’unico vantaggio della plastica è proprio la praticità – è decisamente uno straordinario esempio di “pubblicità s-progresso”…
Strano che hai perso l’occasione per utilizzare la tua famosa s- privativa, che così tanto ti piace utilizzare! 😉
Ahahhaha mi era sfuggita questa volta, hai ragione, è proprio una pubblicità Sprogresso… 😀 Cmq sono sicura di averla usata in passato! 😉 Nel frattempo ho letto che la plastica è già presente in alcune stratificazioni geologiche, “tecno fossili” delle nostra Era moderna!!! 🙁 Vengono chiamate dagli studiosi rocce di “plastiglomerato”. Che tristezza!
Essì… è tutto vero e sarebbe tutto da rifare. . Potendo …
Che bello se si potesse tornare indietro di almeno 30 anni e agire utilizzando la plastica con cautela.
Purtroppo non si può però possiamo davvero provare a fare ognuno la nostra parte per cercare di arginare il disastro causato.
Per quanto mi riguarda ho ridotto drasticamente l’utilizzo di imballaggi in plastica e cerco di riciclare fino allo sfinimento quello che entra in casa.
Grazie e ciao a Viviana e a Leonardo.
Un abbraccio
Grazie a te cara Lidia! Numero 1 “non comprare plastica”, numero 2 “riciclare plastica”… Adesso ci serve un po’ di protesta sociale per aiutare le aziende a cambiare più velocemente marcia. Proprio ieri ho chiamato la COOP per i suoi cotton fioc biodegradabili. La confezione in plastica sottile “da viaggio” costava più della scatola in plastica dura!?? Se non aiutano loro a educare i consumatori!!! E poi, perché caspita non si possono confezionare in cartoncino? E così, ad esempio, la maggior parte dei cereali e legumi. La pasta in cartone c’è, perché i semi no? Quindi passiamo alla fase 3, “protestiamo parlando con chi di dovere”! Grazieeeee!!! 🙂