In ciascuno, a mano a mano che si cresce, matura una “impronta emotiva” che gli è propria, la cui conformazione è determinata dai sentimenti che crediamo giusto avere ed esprimere, al contrario di altri.
Ripensa alla tua infanzia e adolescenza.
Come si gestivano i sentimenti in famiglia? Di quali sentimenti si parlava con facilità e quali invece si fingeva non esistessero? Qual era il ruolo che ricoprivi tu nella vita emozionale della famiglia? Quali emozioni adesso trovi facile ammettere ed esprimere, e con quali persone? Quali trovi invece più difficili?
Nel prendere in esame le risposte cominceranno a delinearsi i contorni della tua impronta emotiva.
Ciascuno ha una sua propria impronta peculiare.
C’è chi è convinto che nutrire desideri molto forti o essere tristi vada bene e arrabbiarsi no. Magari per me è facile esprimere la collera, mentre mi è precluso il sentimento della vergogna o quello della frustrazione.
E non è che nel meccanismo siano implicati soltanto i sentimenti cosiddetti negativi. Certi trovano facile esprimere la delusione e difficile l’affetto, l’orgoglio e la gratitudine.
I temi possono essere comuni, mentre l’impronta emotiva sarà diversa a seconda dei diversi rapporti. La consapevolezza delle proprie emozioni e la capacità di esprimerle varieranno a seconda se ci si trova davanti alla madre, alla migliore amica, al principale o alla persona seduta a fianco a noi in treno o in aereo.
Esplorare i contorni della propria impronta nel più ampio ventaglio di rapporti che intratteniamo può essere estremamente proficuo per risvegliare la consapevolezza di quello che si prova e del perché lo si prova.
I sentimenti sono un fatto normale e naturale.
Un assunto che molti introiettano nell’impronta emotiva è che nell’avere dei sentimenti sia insito qualcosa di sbagliato. (…) Per alcuni il solo fatto di avere dei sentimenti, qualsiasi sentimento, basta a provare vergogna.
A seconda di come li gestiamo, i sentimenti possono anche portare a problemi gravissimi. Ma in se stessi i sentimenti sono, e basta.
In tal senso, i sentimenti sono come la braccia o le gambe. Se si prende a calci o a pugni qualcuno, allora braccia e gambe provocano danni. Ma in braccia e gambe non vi è insito nulla di sbagliato. E lo stesso è per i sentimenti.
Persone ottime possono avere sentimenti pessimi.
Un secondo assunto introiettato nell’impronta di molte persone è che esistano certe emozioni che i “buoni” non devono mai provare: le persone buone non si arrabbiano con coloro a cui vogliono bene, non piangono, non sbagliano e non sono mai di peso a nessuno.
Se sei buono, abbiamo per te un’ottima notizia: tutti si arrabbiano, tutti provano l’impulso di piangere, tutti sbagliano e tutti hanno bisogno degli altri.
Non si sarà mai contenti di ciò che si prova. Per esempio uno può essere convinto che al funerale del babbo debba sentirsi triste e invece scopre di provare solo una gran rabbia. Un’altra sa che dovrebbe essere al settimo cielo per essere riuscita finalmente a ottenere il lavoro dei suoi sogni, e invece si sente demotivata e lì lì per piangere.
Che se ne abbia motivo o no, è così. E, certo è più piacevole nutrire verso la madre soltanto sentimenti di bontà, ma ci sono momenti in cui ci fa irritare o risentire o vergognare.
Tutti vivono conflitti di questo tipo e ciò non ha niente a che vedere con il fatto di essere buoni o meno. (…)
Conversazioni Difficili.
Come affrontare con successo qualsiasi argomento
Douglas Stone – Bruce Patton – Sheila Heen
Editore Baldini & Castoldi – 2000
Un libro ormai quasi introvabile, ma vale la pensa di rovistare tra le bancarelle dell’usato perché è un prezioso manuale di sopravvivenza per uscire indenni dalla maggior parte delle conversazioni che può cambiare la tua vita!
🙂
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