Anni fa, ai tempi del mio Stage alla Saatchi & Saatchi Advertising, c’era una casa di moda che aveva lanciato una campagna pubblicitaria contro le pellicce copiando una famosa campagna Animalista: “Meglio nude che in pelliccia“.
Te la ricordi?
Tante super modelle nude (tra cui la Naomi Campbell che dimentica del suo bruciante impegno al momento sfila per pelliccerie di alta moda :evil:) che si schieravano contro questa macabra abitudine alla “Crudelia De Mon“…
Certo poi è diventato un affare per le modelle e le attrici farsi pubblicità spogliandosi nude per dichiararsi “contro le pellicce“… Manco fosse un calendario… Fa più figo spogliarti per un impegno Non profit… (Altro che GreenWashing, potremmo chiamarlo NOFurWashing :?)
E questa consuetudine non credo che abbia fatto tanto bene nè agli animali nè soprattutto alle donne, ancora una volta sterotipate in sante o puttane 👿
Uff… ma perchè non fanno vedere gli uomini nudi? Ma vabbè, questa è un’altra storia. Sto divagando.
In ogni caso… Da sempre non amo le pellicce…
Tanti anni fa in Portogallo mi sono innamorata di un giaccone multicolore e ho fatto l’errore di comprarlo in un momento di follia, ma poi non ho mai avuto il coraggio di metterlo. E ogni volta che aprivo l’armadio ci stavo male… Finché me ne sono disfatta con una grande sospiro di sollievo.
Oggi anche quando guardo un collo, un decoro peloso intorno a maniche, baveri o altro vedo solo dolore… Non riesco più a trovarlo carino, desiderabile, caldo… vedo solo un animale che non esiste più e che è stato ucciso in modo barbaro.
E anche i capi in pelle non mi piacciono particolarmente. Non ho necessità di animali per essere né più bella né più calda. Io la penso così.
Oggi però lo scopo del mio articolo è quello di parlare di un altro aspetto, che forse potrà colpire gli “Ambientalisti” non troppo “Animalisti”…
Le pellicce sono anche insostenibili dal punto di vista ambientale…
Se l’Allevamento per cibarsi di animali è già insostenibile, se la moda della bistecca sta avvelenando il pianeta consumando tutte le risorse, pascoli e foreste, se sta inquinando i mari ed i fiumi, se sta affamando il terzo mondo… come può non esserlo quello – ancora più velleitario – per ricoprirsi di pelle e pelo?
Insomma, le signore che ancora oggi si ricoprono di volpi, ermellini, visoni, conigli e (per la maggior parte della volte gatti!!!) si stanno rivestendo di sangue e cupidigia.
La LAV – Lega Anti Vivisezione – ha recentemente diffuso un rapporto “The environmental impact of the fur production” in occasione della Settimana della moda di Milano.
Cito dalla rivista ecologiae.com:
Per produrre un kg di pelliccia di visone sono necessarie 11, 4 pelli di visone. Un singolo visone, nella sua breve vita, consuma 50 kg di cibo. Facendo due conti, per produrre un kg di pelliccia occorrono 563 kg di cibo.
Nella fase di concia, poi, si usano sostanze tossiche e cancerogene come la formaldeide, il cromo e la naftalina, anch’esse con il loro impatto ambientale non certo trascurabile.
Rispetto agli altri tessuti più comuni, la pelliccia ha impatti da 2 a 28 volte più elevati, tranne che per il consumo d’acqua, in cui il cotone è più dispendioso.
Rispetto alla lana, 1 kg di pelliccia di visone ha effetti ambientali sul cambiamento climatico di 4,7 volte superiori, derivanti sia dall’alimentazione dei visoni che dalle emissioni provocate dalle deiezioni (monossido di azoto ed ammoniaca).
Un costo che non si può più sostenere, dunque a nessun livello.
E’ auspicabile che l’industria della moda smetta di utilizzare pelle e pellicce e trovi modi più creativi per espletare il suo lavoro.
Nel frattempo – lo dico spesso – We’ve got the Power… Noi abbiamo il potere!
Abbiamo il potere di dire NO a chi produce indumenti con pellicce, abbiamo il potere di dare il “buon esempio” e fare andare le pellicce “fuori moda“, abbiamo il potere di fare la faccia disgustata quando un negoziante ci propone un capo con i bordi di pelliccia (magari se diminuisce la richiesta diminuisce anche l’offerta)…
Quindi dire NO alle pellicce, ai colli, alla pelle in genere, è un gesto etico ma anche eco-friendly.
Ma per tornare un attimo all’aspetto etico… concludo con un comunicato dell’OIPA in proposito.
Tanto perché certi numeri facciano riflettere.
E anche perché, ignari consumatori, dobbiamo invece conoscere certi dettagli e magari – con cani e gatti a casa trattati meglio di un Re – smettere di vestirci di pelli di altri cani e gatti che sono uccisi dall’altra parte del mondo grazie a etichette ingannevoli.
In fondo, siamo qui per dare consapevolezza! 🙂
15 milioni sono, ogni anno, gli animali selvatici uccisi per le pellicce. Mentre sono 29 milioni gli animali allevati e poi uccisi.
Gabbie troppo piccole, freddo, condizioni igienico sanitarie inesistenti, stress da detenzione, paura, violenza, sofferenza: sono questi i principali elementi che caratterizzano la vita di milioni di animali, come volpi, ermellini, visoni, cincillà, conigli e tanti altri animali, allevati e fatti riprodurre con il solo scopo di ricavarne pellicce.
Vittime sacrificali che hanno la sola colpa di avere un pelo folto, lucente e purtroppo ricercato dall’industria della moda.
Perché sono proprio gli stilisti il principale motore di questo continuo e assurdo massacro.
Coloro che “dettano legge” in quanto a eleganza, stile e tendenza hanno decretato che “la pelliccia fa couture”, agevolandone di fatto il ritorno dopo un lungo periodo di crisi del settore.
Negli ultimi anni la pelliccia aveva infatti perso quel fascino che la contraddistingueva in termini di status symbol, fenomeno dovuto in gran parte al lavoro svolto dalle associazioni animaliste che hanno mostrato cosa effettivamente si nasconde dietro certi capi tanto desiderati da molte donne.
Tuttavia c’è ancora molto da fare visto che la minaccia più consistente arriva da Oriente.
Il mercato ha infatti attivato altre soluzioni per dare nuova linfa al business, importando le pelli da Paesi caratterizzati da norme facilmente eludibili come la Cina, che fornisce circa l’11% della produzione mondiale di pelli di visoni, oltre 1,5 milioni di pelli di volpi, procioni e un numero incalcolabile di pelli di cane e gatto.
In questo Paese i nostri amati animali domestici vengono infatti uccisi per impiccagione o percosse, mutilati delle zampe e scuoiati quando spesso sono ancora coscienti, per diventare, ad esempio, la bordatura di un cappuccio, l’interno di una giacca o di un paio di guanti.
Il consumatore è spesso inconsapevole di questo silenzioso massacro a causa di una fuorviante etichettatura dei capi che identifica il pelo di cane come gae-wolf, sobaki, o Asian jackal e quello di gatto come wildcat, goyangi o katzenfelle.
La mobilitazione internazionale contro questa inumana pratica ha portato il Parlamento Europeo ad approvare, il 19 giugno 2007, il divieto all’importazione e al commercio di pelli di cane e gatti nei Paesi UE.
Certo, il bando europeo si propone in termini di notevole importanza, anche se non riesce a porre fine alle atrocità perpetrate in Cina, ma non solo, nel nome di “stile ed eleganza”.
Nei corsi e ricorsi della moda le grandi case sartoriali cercano infatti di cancellare decenni di cultura animalista.
Ecco quindi che, a ogni lancio delle nuove collezioni autunno-inverno, c’è sempre chi punta a reintrodurre l’uso della pelliccia sdogandola sottoforma di stole, mantelle, ponchos, coprispalle, colli, sciarpe, borse, cappelli, colbacchi, scaldamuscoli e guanti, cinture, fino ad arrivare a portachiavi e porta cellulari.
Quella che altro non è se non la pelle di un povero animale, viene così inserita in oggetti legati al quotidiano, di fatto “normalizzandola”, allontana sempre più l’attenzione del consumatore dal percorso tragico che l’ha prodotta.
Francesca Lavarini
Responsabile OIPA ITALIA Onlus Roma e Provincia
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Francesca says
Ciao sono Francesca Lavarini, Delegata Oipa Italia per Roma e provincia. Intanto ti ringrazio per inoltrare i nostri comunicati. Facciamo ancora raccolta di pellicce: se si hanno pellicce intere vengono date ai canili, mentre se ci sono inserti di pelliccia li useremo per le rappresentazioni nei presidi. Domenica 13 marzo a Piazza del Popolo faremo un tavolo informativo accompagnato ad un presidio (nel pomeriggio, dalle h. 16) sulle pellicce: in quell’occasione si possono portare le pellicce o gli inserti. Sempre domenica raccogliamo cellulari usati (che verranno poi dati ad un’azienda che li riutilizzerà, evitando, così, l’inquinamento che portano buttandoli, specialmente le batterie) e prendiamo le iscrizioni per chi vuole partecipare alla “Roma Fun – La Stracittadina”, una passeggiata di 4 km dal Colosseo al parco dell’Aventino. La Stracittadina è domenica 20 marzo e partirà alle h. 9,15 (subito dopo la partena dell maratona di 42 km).
L’Oipa di Roma ha sempre bisogno di volontari. Ci occupiamo principalmente di informazioni al pubblico con tavoli informativi e presidi. Da poco siamo anche impegnati negli incontri nelle scuole: peril momento ci stiamo soprattutto occupando delle scuole medie inferiori con incontri sui circhi. Soprattutto c’è bisogno di volontari che si occupino di adozioni.
Abbiamo anche un gruppo di Guardie Zoofile che, in un paio di anni, hanno salvato molti animali. Annualmente vengono fatti dei corsi per averne dei nuovi.
Ricordo: per qualsiasi cosa (informazioni, firme di petizioni, consegna di pellicce o cellulari…) si può venire domenica 13 a Piazza del Popolo, dalle h. 10 alle h. 19, oppure chiamare me al 366/3033017. Grazie mille
Ale Casella says
Io non ho altro da aggiungere se non…GRAZIE.
Spero ci sia più gente a pensarla come noi.
Lotto su facebook avendo la mia linea di abbigliamento made in italy Notsnob59 e ho spiegato la situazione anche sul mio blog usando come esempio i miei 5 animaletti.
Risultato?
Cliccano tutto quello che pubblico tranne gli articoli che vanno contro le pellicce.
Non so che dire!
Complimenti. Splendido articolo.
@ Francesca:
Grazie a te Francesca per aggiornarmi con le vostre iniziative e permettermi così di portarle ai nostri lettori! 😀
@ Ale:
E’ un piacere conoscerti! Io ho il sospetto che le “normali” comunicazioni contro le pellicce – e ne ho accennato anche nel nostro recente programma “il Marketing e l’Acqua Santa” sulla Comunicazione Etica e per le Organizzazioni non profit e comunque della Nuova Era – sia troppo cruenta.
Senza entrare in divagazioni”Piennellistiche“, le persone di solito non desiderano vedere sangue ed animali straziati, girano gli occhi e dimenticano. E’ per questo che forse certi articoli non sono cliccati quanto meritano, si ha paura di trovare “la sopresina”, anche se magari non c’è (ma nella maggior parte dei casi c’è 🙁 )…
Sono anni che lo sostengo…Una comunicazione più soft, ironica, consapevole ma certamente meno aggressiva gioverebbe a tutto il settore!
Complimenti per la tua attività! 🙂
Se mi fai riflettere non posso che darti ragione!
Io fumo, e leggere “Il fumo ti uccide” o vedere immagini di malati terminali non è il mezzo più efficace.
Sembrerà un paragone assurdo ma io lo vedo piuttosto mirato quindi appoggio questa tua proposta di comunicazione.
Personalmente vedendo le immagini degli animali brutalmente uccisi l’effetto è forte ma non siamo tutti sensibili allo stesso livello.
Lottiamo e speriamo qualcuno ci ascolti!!
Per quanto riguarda la mia attività…grazie mille 🙂