Pensare equivale a connettere i neuroni…
…Ma chi sceglie quali neuroni devono entrare in contatto? Perché è ovvio che deve esserci una struttura, altrimenti con miliardi di neuroni desiderosi di “fare salotto” si creerebbe il panico!
Il percorso (o collegamento) neurale nasce da una selezione che il nostro cervello fa tra i diversi neuroni, come se in un testo scritto evidenziassimo solo alcune parole e leggessimo solo quelle tralasciando tutte le altre…
Tutte hanno un senso, ma a seconda di quali parole scegli da leggere in sequenza cambia quello che dici!
Forse ricordi i codici segreti dei vecchi film di spionaggio, dove sovrapponendo ad una certa pagina di un certo libro un cartoncino con delle finestre veniva fuori un messaggio preciso!
Restando sul semplice, in fondo è la logica del linguaggio alfabetico. Non sono le lettere in sé ad avere senso, ma come le avvicini tra loro per creare un termine.
E allo stesso modo il significato di una frase nasce da quali termini avvicini tra loro, unendo i famosi (e lo so… tanto odiati!) nomi, aggettivi, verbi, preposizioni, avverbi…
E questa selezione di neuroni avviene… pensando!
Ogni volta che stiamo pensando stiamo creando un collegamento neurale tra diversi neuroni scelti…
… lo stiamo facendo anche in questo preciso istante con le nostre rispettive strategie rappresentazionali [ndr: modalità interne di pensiero: visive, auditive o cinestesiche], io che recupero e completo nella mia mente i concetti che voglio condividere con te, tu che partendo dalle mie parole scritte ricostruisci il senso di quello che leggi.
Ma lo facciamo anche ogni volta che percepiamo sensazioni fisiche tramite i famosi 5 sensi (vista, udito, tatto, olfatto e gusto), tramite la percezione del nostro corpo nello spazio (quello che gli esperti di fisiologia chiamano propriocezione) oppure tramite le nostre sensazioni viscerali.
Questa cosa è incredibilmente affascinante. E se ogni nuovo pensiero crea una nuova strada, ogni “vecchio” pensiero rinsalda un percorso già esistente (…)
Jim Rohn, uno dei maestri di Anthony Robbins, dice: “se vuoi che le cose cambino, tu devi cambiare”. E noi dal canto nostro – come Coach e operatori del cambiamento – dobbiamo semplicemente zoommare nella nostra mente e ricordarci che:
Ogni volta che facciamo un ragionamento nuovo, sperimentiamo internamente una nuova strategia rappresentativa, o proviamo sensazioni nuove, si crea fisicamente un ponte, una rete neurale.
(…)
Rete neurale che si rinforza e si ispessisce ogni volta la ripercorriamo.
Ecco perché condivido certe “perplessità” di Richard Bandler e di Lou Marinoff nei confronti della Psicoterapia classica…
Ogni volta che torniamo a rivivere una situazione problematica del nostro passato, non solo aumentiamo il potere che ha di farci star male rinforzando un ponte sbagliato… ma a furia di scavare sui “perché” della nostra infanzia, indeboliamo la nostra identità presente senza fornire una valida alternativa.
Tornando al cervello, gli scienziati chiamano questa sua incredibile capacità di modificarsi fisicamente neuroplasticità, e vorrei che visualizzassi con gli occhi della mente per un attimo che cosa straordinaria significhi capire che pensando modifichiamo il nostro cervello… 🙂
Pensa che solo nel 1998 si è scoperto che, proprio grazie a questa caratteristica magica della mente, anche i neuroni si rigenerano, a differenza di quello che erroneamente si pensava fino ad appena 15 anni fa!
Morale della favola: il cervello è un organo che muta nel tempo struttura sulla base dei pensieri e delle sensazioni che scegli di coltivare e attivare.
Come cambia, dipende da te…
[Estratto da “Cervello: il libretto di Istruzioni“, Ebook n.2 del Corso da Wellness Coach Professionista del Weco Club, il Wellness Coaching Club di I Feel Good – www.wecoclub.it]
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