Possedere solo 100 cose? 😯
A prima vista pare impossibile senza inventarsi grandi macrocategorie collettive… 100 cose? Solo di biancheria penso che una donna possieda oltre “100 cose” 😕 (che poi ne usi sempre e solo le stesse 25 e il resto lo tenga nel cassetto per “le grandi occasioni” questa è un’altra annosa questione… 😉 )
Ma il libro di Dave Bruno, che quest’estate ho buttato in valigia tra i libri di “svago”, contiene spunti notevoli, seppur talvolta tinteggiati da una semplicità tipica Californiana.
Tanto interessanti che grazie a lui in USA è nato una sorta di Movimento… E io ho fatto questo collage! 😉
Quando smonti i tuoi averi ad uno ad uno e scegli solo le 100 cose (ma anche 200 o 50, poco importa) che davvero ti servono, demolisci piano piano il concetto che sta dietro al consumismo, l’apparire tramite gli oggetti: la necessità di avere qualcosa a compensazione.
E magari impari a smettere di consolarti e capisci cosa ti serve davvero.
Come non dover più “compensare” una mancanza.
Riafferri la tua vita a piene mani, esci dal gioco-giogo e impari ad essere felice. Davvero, con poco o niente.
Lo scopro ogni volta che sono in vacanza senza la Verghiana “robba“… Non mi manca niente! 😀
Ed in una società in cui in ogni parte del mondo c’è ormai un mercato o un supermagazzino… ma che ti frega della robba? 😕 Se proprio hai necessità di qualcosa, sai sempre dove trovarla.
Ed è vero che tutto questo comprare ci disumanizza e se ripristinassimo la voglia di scambiare (hai letto il mio articolo sullo scambio e il baratto “riciclo emozionale“?), avremmo un sacco di relazioni sociali utili in più. E molto più soddisfacenti.
La realtà è che in un grande magazzino, in una boutique, in un super casalinghi siamo SOLI!
Siamo noi, con i nostri soldini e la fatica che c’è dietro (che basterebbe lavorare la metà comprando la metà! 🙁 ) e le nostre idee di come dovrebbe essere una casa perfetta, una vita perfetta, una ragazza perfetta (un marito perfetto, una macchina perfetta, un’attrezzatura sportiva perfetta…) 🙁
Siamo noi, superaccessoriati e pronti per una vita che non abbiamo più il tempo nè la voglia di vivere.
E’ come usare tutto il tempo a preparare la valigia per un viaggio… ed arrivare alla stazione azzavorrati facendo una fatica terribile… e scoprire che il treno è già partito. Mentre leggeri con uno zaino, come si sarebbe stato meglio su quel treno…
Insomma… (tranqui lo sproloquio è quasi giunto al termine 😉 )
Quasi nessuno è immune da questo immaginifico superemporio che ogni giorno ci viene sbandierato davanti agli occhi.
Certo lavorando da casa, non vedendo la TV, limitando le mie uscite nella metropoli con i suoi tentacolari cartelloni pubblicitari 6×3… probabilmente mi sto disabituando.
Ma poi… mi consegnano il catalogo IKEA (novella Poetica di Aristotele che andrebbe rinchiuso nel Monastero di “Il nome della Rosa” 😉 Dio come siamo ridotti!!! ), e mi sperdo in quelle case così accoglienti, nelle file di scatole per ordinare oggetti inutili e sovrabbondanti, negli armadi guardaroba “10 stagioni” e le cucine dove ogni cazzatella specialistica ha il suo magnifico posto.
Ma niente paura, è qualche anno che mi sto disintossicando grazie ad un mercatino dell’usato dove posso portare oggetti che vengono riciclati senza sentirmi in colpa a buttarli via ancora in buono stato…
… E anche grazie ad una cura part time che si chiama “bricolage“: mi diverto a recuperare, riciclare, riportare alla vita… insomma pare che funzioni! 😉
Tornando al libro di Dave Bruno, “La Sfida delle 100 Cose” (perché in effetti volevo scrivere di quello quando ho acceso il mio PCcino), al di là della curiosità di scoprire com’è nata la sua idea di ridurre a 100 le sue cose, al di là del ragionevole dubbio già citato nel libro:
“ma lui è un uomo… una donna ci riuscirebbe?”
… e al mio ragionevole dubbio bis che vado in giro con una borsa superorganizzata dove Leonardo mette continuamente le mani:
“ma senza la moglie accanto e gli oggetti della moglie che lui non ha contato… ci sarebbe riuscito?“… 😛
Credo che valga la pena!
Anzi, adesso te ne metto un pezzettino…
“Quel giorno, girando per casa e nel garage, per fortuna non inciampai in alcun oggetto. Mi scontrai però con un grosso scoglio che stava dentro di me.
Avevo capito di essere un ipocrita.
Ahi! Nel mio blog mi lagnavo perché il consumismo rovina la vita, e poi avevo la casa invasa da una quantità di cose che avevo accumulato e aiutato mia moglie e le mie figlie ad accumulare.
Dovevo ammettere di avere un bel problema. Ma come! Predicavo agli a ltri di non cedere a lle lusinghe del consumismo quand’ero io il primo a non saperne fare a meno. Fu un’illuminazione.
Ero consapevole della questione del consumismo, avevo trovato anche la locuzione giusta per sintetizzarne le problematiche e l’avevo usata come nome per il blog: “Stuck In Stuff”, “soffocato dalle cose”.
Ero perfettamente in grado di argomentare una valida critica della sua cultura, ma non avevo trovato né adottato le misure per liberarmi dalle sue catene.
Anzi, spesso, in tutti quegli anni, per sfuggire alla paralisi soffocante delle troppe cose, non avevo fatto altro che lasciarmi alle spalle il disordine per andare a comperarne altre.
La strada verso il centro commerciale era lastricata delle mie buone intenzioni, per esempio andare a cercare una soluzione per riporre tutto in bell’ordine. Era più forte di me. (continua)“
Scorrevole, curioso, stimolante. Te lo consiglio per la tua biblioteca del cambiamento…
Ah… dimenticavo.
Puoi comprarlo tranquillamente perché a prescindere da quanti libri hai, per Dave…
la biblioteca vale solo 1! 😀
😀
Viviana Taccione
Wellness Angel Coach
Promotrice del Movimento per la diffusione dell’Intelligenza Ecologica
PS.1 E certo, ce l’ho anche io un “movimento” 😛
PS.2 l’immagine dell’articolo l’ho realizzata io pensando ad un’ipotetica lista di 100 cose… Non credo di essere arrivata a 100, ma certo… ne mancano un botto! 😉
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