“Felicitologia” è una parola nuova.
Se non l’hai mai sentita prima, stoppa subito il tuo Giudice Interiore… l’abbiamo inventata noi, non puoi conoscerla. 😀
A meno che non la “ricordi”, così come l’abbiamo ricordata noi pescando in un luogo comune a cui tutti noi apparteniamo… Ma questa è un’altra storia. 😉
E dunque, perché no? Inventare parole nuove è appannaggio di tutti noi, dato che il linguaggio è uno strumento di tutti noi.
Da sempre affascinati dall’immaginifico D’Annunzio (che potremmo definire il primo Copywriter dell’era contemporanea), eccoci anche noi a coniare e condividere nuove suggestioni nella speranza di arricchire semanticamente – ma sopratutto emotivamente – la vita di tutti noi!
“AutodifesAlimentare®”, “Cibometro”, “Wellness Angel®”, “Wangeland”, “Weco”… e oggi “Felicitologia”!
Che cos’è la felicità?
La felicità è un concetto multidimensionale.
Ha una dimensione fisiologica (il piacere fisico o l’assenza di dolore), una dimensione psicologica (l’immagine che abbiamo di noi stessi), una dimensione emotiva (come mi fanno sentire gli eventi che mi capitano), una dimensione sociologica (quanto la felicità dei diversi gruppi con cui mi identifico influenza la mia come individuo), una dimensione relazionale (in che modo la mia felicità dipende da quella delle persone che amo), una dimensione spirituale (quanto conta realizzare la missione della mia vita), e chissà quante altre…
Ecco perché non possiamo avere la presunzione di esaurire un argomento del genere in poche decine di pagine!
Ma dato che una definizione storica e analitica della felicità ci porterebbe via qualche anno (e al momento abbiamo altri progetti per il prossimo decennio! 😉 ), crediamo che al momento ci convenga lavorare insieme su una definizione sintetica e pratica che possa aiutarci a migliorare la nostra vita quotidiana.
La primissima cosa che dobbiamo capire per definire la felicità è che non esiste qualcosa chiamato felicità! 😯
In PNL qualsiasi termine che indica qualcosa che non possiamo materialmente toccare con mano, vedere o sperimentare con i 5 sensi si chiama “Nominalizzazione”.
Bandler, genio indiscusso del XX secolo che riesce in una frase a far capire i concetti più difficili, sostiene che se non puoi mettere la realtà identificata con il nome in una carriola allora sei davanti ad una nominalizzazione.
Amore, giustizia, verità, fantasia, onore, piacere sono tutte nominalizzazioni, e come tali vanno trattate se vogliamo capire e farci capire nel modo giusto.
Dietro ad ogni nominalizzazione si nascondono infatti comportamenti, azioni o scelte che rappresentano l’unica strada per definire la nominalizzazione stessa.
Per esempio invece di parlare della giustizia, con il rischio (certo) di creare incomprensioni con i miei interlocutori, conviene parlare di azioni giuste. Un assassino ed un santo possono dare a questo stesso identico termine significati totalmente opposti, ma se ognuno dei due descrive quali sono le azioni giuste dal suo punto di vista diventa molto più semplice capirsi…
Questo riporta il discorso ad azioni precise di soggetti storici ben definiti, e parlare di fatti in modo dettagliato e circostanziato resta sempre uno dei trucchi più intelligenti per comunicare al meglio.
La felicità dunque è una nominalizzazione, un’astrazione concettuale che di per sé esiste solo nella nostra mente.
Inoltre è un termine doppiamente astratto, perché non solo è una nominalizzazione (come la fantasia), ma anche un termine che esprime solo uno dei due estremi di una grandezza.
Cioè, se la grandezza che ci interessa è – azzardiamo una prima definizione di partenza – sentirsi bene e sperimentare gioia, esisterà chiaramente sia un valore massimo che un valore minimo di questo grandezza (come succede per la bellezza, la bontà, l’intelligenza, etc.).
E se la felicità è genericamente il massimo del sentirsi bene e dello sperimentare la gioia nella nostra vita, il termine non ci dice però quanto ci sentiamo bene né quanto proviamo gioia.
Non avendo alcun significato relativo, misurativi, non ha dunque alcun valore pratico.
Per uno la felicità è meditare, per un altro è fare l’amore , per un altro ancora guadagnare un sacco di soldi… ti torna?
E’ naturale allora, tanto più perché qui vogliamo trovare strade pratiche è d’obbligo, che si debba in buona sostanza smontare questo termine e dare un quadro completo del concetto sottostante che tenga conto dell’intero valore, sia in positivo (felicità) che in negativo (infelicità).
Parliamo quindi di momenti felici.
O per meglio dire di stati emotivi soggettivi più o meno felici che interpretiamo vivendo, dato che come dice il sociologo Theodor Adorno:
“La felicità è come la verità: non la si ha, ci si è… Per questo nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità ne dovrebbe uscire… “
Quello che cercheremo di fare adesso insieme è appunto vedere la felicità dall’esterno per poi imparare ad entrarci dentro ogni volta che ci va.
1a legge della felicità:
“La felicità, comunque arrivi a noi, è sempre uno stato emotivo ed è sempre totalmente soggettivo.”
Estratto da:
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Max says
Complimenti per l’articolo pubblicato. Mi è piaciuto e l’ho trovato molto interessante. Per correttezza vi dico che la parola felicitologia è stata coniata da Seligman, noto psicologo americano, o forse da qualcuno ancora prima di lui. Auguro una buona giornata a voi.
LEONARDO DI PAOLA says
Grazie Max, dell’apprezzamento e dell’integrazione! Non so quando Martin Seligman abbia usato questa parola, il nostro Ebook è del 2010 e all’epoca non ho trovato tracce del termine “felicitologia”, mi risultava solo un utilizzo del termine in inglese (felicitology) da parte del filosofo Otto Neurath, ma in chiave economico-sociale, comunque diversa dalla nostra… Ad ogni modo sono dell’opinione che le idee stiano nel campo morfogenetico, come dimostra il fatto che spesso certe intuizioni o scoperte vengono fatte contemporaneamente da persone che non si conoscono e che hanno avuto accesso a quell’informazione autonomamente. Insomma: soprattutto quando non sono in ballo interessi produttivi come in questo caso, non è importante che una buona idea veda la luce, a prescindere da chi l’abbia intuita per primo? 😉 Alla prossima!