Uno splendido e quanto mai inquietante cortometraggio animato di Steve Cutts – In the Fall – ci mostra in pochi istanti la trama di una vita.
Via via che i fotogrammi si susseguono, all’inizio pieni di allegria, e poi sorprendentemente uguali, mentre i secondi passano e solo il calendario resta lì a scadenzare un’esistenza buttata via, diventa ineluttabile riflettere su quello che facciamo per vivere.
Ma prima, goditi il video In the Fall…
Eccolo qui il grande dilemma dei nostri giorni…
Vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Come ci siamo ridotti a credere di poter riuscire a barattare la creatività e la passione, per un’esistenza solitaria e monotona al soldo del profitto?
Vivere per lavorare significa meramente vivere per avere soldi in mano da spendere.
Pensando che questo sia tutto.
Che lì ci sia la chiave della felicità.
Certo se ci vendiamo ad ore è normale pensare che tutto si possa comprare. 😕
E’ normale accettare le ipnotiche induzioni di questo mondo consumista e markettaro devoto all’utopia della crescita infinita.
Che distorta visione della ricchezza possiamo mai avere per credere che uno stipendio fisso – guadagnato appassendoci in modo avvilente – possa valere la nostra occasione di autorealizzazione su questa Terra?
Ognuno di noi è qui, in questo meraviglioso Parco Giochi, per crescere, evolvere, raggiungere la propria Mission.
Possibilmente prima di un altro giro di giostra.
Intendiamoci: crescere non vuol dire non faticare, evolvere non vuol dire non soffrire, realizzare la propria Mission non significa non investire anni di studio, ricerca e lavoro nel perseguimento di un proprio obiettivo.
Ma lavorare nella costruzione di qualche cosa, significa avere un sogno, una direzione, uno scopo.
Significa una vita che merita di essere vissuta, fino in fondo.
Perché se smettiamo di vivere, se accettiamo di diventare automi, se accettiamo di robotizzarci, se accettiamo di essere pagati ad ore per lavori privi di senso che non apportano vero valore al bene comune, ci autodistruggiamo, ci fumiamo la vita, in attesa dello schianto.
Questo video – anche se in modo così brutale – palesa una grande assenza, che si espande dal monitor e riempe ogni vuoto… Parlandoci di autorealizzazione, creatività, vita di relazione, cooperazione, visione.
Se siamo in una situazione che pare senza uscita, senza poter lasciare il nostro lavoro perché abbiamo necessità di denaro per vivere (il classico “serpente che si morde la coda“), che cosa possiamo fare?
Innanzitutto renderci conto che tutto dipende da noi e dalle nostre scelte di vita.
Una soluzione c’è sempre.
Se tu vuoi qualcosa di diverso, tu devi cambiare. Diceva Jim Rohn.
Pianificare una fuga, un downshifting, una decrescita consumistica e una crescita valoriale, è alla portata di tutti.
Basta acquisire nuove competenze, studiare, inserirsi in gruppi potenzianti, continuare a “darsi in affitto momentaneamente” come direbbe Vadim Zeland, ma con maggiore consapevolezza. E mettere da parte le risorse per poter creare la nostra vita.
Cambiare la direzione della nostra vita, si può.
Aggiungere nuovi fotogrammi divertenti, gioiosi, appassionanti al nostro cortometraggio si deve.
E’ un dovere morale che abbiamo verso noi stessi e verso coloro che amiamo.
L’importante è iniziare adesso e smetterla di prendersi in giro.
Smetterla di procrastinare.
Ti auguro una vita piena, e ti aspetto con tante idee tra le pagine del libro IL BOTTO! (qui puoi vedere il BOOKTRAILER) e – appena vuoi fare sul serio – nel Forum del Weco Club, per discuterne insieme nelle sezioni di Green Economy e Autosufficienza.
Pace & Amore!
🙂
Viviana Taccione
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