Le parole sono strumenti, e come tali possono essere usate per ottenere uno scopo. Tuttavia molto spesso ce ne dimentichiamo, e le utilizziamo come capita, senza preoccuparci delle conseguenze. Conseguenze sociali, ma anche personali, di cui troppo spesso non siamo coscienti. In questo senso il termine abuso è assolutamente legittimo: usare le parole senza pensare alle conseguenze che possono creare.
A questo riguardo oggi esistono poche parole problematiche come il termine “naturale“.
Lavorando in un ambito legato al benessere, è facile immaginare quanto le persone con cui entro in contatto abusino – appunto – di questo termine.
Perché? Perché ognuno di noi dà alla parola un significato diverso, e questo ovviamente crea confusione, soprattutto se parliamo di alimentazione e stile di vita.
Naturale vuol dire che fa riferimento alla natura incontaminata dall’uomo?
Se sì, allora devo purtroppo registrare il decesso del concetto stesso di naturale.
Oggi nulla di ciò che ci circonda è più naturale nel vero senso della parola. Quindi, per esempio, se adottiamo questa interpretazione (l’unica veramente coerente, aggiungerei), dovremmo capire che è IMPOSSIBILE mangiare in modo naturale… non credo sia necessario convincere nessuno del fatto che abbiamo modificato (spesso addirittura massacrato e rovinato…) questo bel pianeta negli ultimi millenni.
A rigore, se vogliamo essere precisi, i frutti dell’agricoltura e dell’allevamento non sono naturali… Non è naturale il pane, né gli spaghetti, né il caffè da bere, né l’acqua disinfettata degli acquedotti, né la crostata di nonna maria… sono TUTTE invenzioni umane! Non sono prodotti naturali in senso stretto, cioè prodotti dalla natura…
Ma magari per qualcun altro questa può essere una posizione eccessiva… Si può dire che la qualità del naturale si misura in gradi, senza rigidità.
Allora non è naturale il farmaco sintetico, ma è naturale la tisana al thé verde. Non è naturale l’OGM ma è naturale l’innesto delle piante da frutto. Non è naturale allevare migliaia di galline in un capannone industriale dentro gabbie e senza luce solare, ma è naturale allevare le pecore per fare il formaggio. E gli esempi potrebbero continuare.
Qual è il punto? Il punto è che se per salvare l’idea affascintante e tranquillizzante che ognuo di noi possa ancora mangiare naturale, magari facendo la spesa biologica o mettendosi l’orto in casa, adottiamo il punto di vista chiamiamolo morbido, allora stiamo semplicemente ignorando un elementare meccanismo psicologico, che si chiama familiarità.
A livello personale, ognuno di noi considera naturale ciò che conosce da quando è nato. Cioè ciò che fa parte dell’ambiente naturale in cui è nato e cresciuto.
Quando arriva una novità in campo alimentare, una qualsiasi, la novità viene recepita tanto più innaturale rispetto a ciò che esisteva prima in funzione di quanto è diversa.
Non ho dati certi, ma credo che quando sia uscito il pomodoro pelato in scatola in molti abbiano pensato ad una cosa innaturale… rispetto al pomodoro fresco! Oggi non è più così, o quantomeno il pomodoro in scatola non è più considerato così innaturale… E’ tutta una questione di tempi, di convivenza d’uso e di costruzione di una familiarità che trasforma il cibo nuovo INNATURALE ==> NATURALE.
Se non prendiamo atto di questo fatto, finché non capiamo che etichettare come naturale o innaturale è solo una questione di sfumature soggettive (perché legate allo scorrere del tempo), continueremo ad illuderci e a cercare qualcosa che non esiste più da tanto, tanto tempo.
E magari continueremo a perdere delle belle occasioni di quello che magari tra 20 anni sarà consideraro un naturale benessere.
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Leo, cosa dire…
semplicemente perfetta questa analisi!
1abbraccio
Josè
Leo, condivido appieno le tue considerazioni e aggiungo che la soluzione del problema (?) sta oggi nel ricercare quanto più possibile di alimentarci al naturale o meglio di cercare di scansare gli innaturali quanto più si può.
Michele.
Sei “illuminante” come sempre.
Grazie, Leo
Marisa
Ciao Leo,come sempre affondi il coltello nelle piaghe,mio nonno paterno ci diceva che le parole sono come le pietre e a secondo l’uso che ognuno di noi ne fà,possono essere usate per costruire…. o essere lanciate per colpire.Oggi sono molte le parole che hanno perso il loro contenuto “NATURALE”,originario e non per una ovvia e” naturale” evoluzione bensì per una voluta confusione e mistificazione attraverso la quale è più facile fare profitto.Per molti è naturale il parolaio politico,l’influenza dei mass-media sull’educazione,come ci avete spiegato nel corso di A-A di un mondo sempre più organizzato e incanalato a vestire e mangiare allo stesso modo e le stesse cose.
Il mio connaturato ottimismo crede ancora nella forza dei singoli,in tutti coloro che hanno iniziato un percorso personale di crescita e che piano piano riescono ad allargare ai TANTI che ancora riescono e vogliono continuare a sognare ad occhi aperti,a quelli che sono ancora molto curiosi e che non vogliono uccidere il bambino che è in loro.Per questo e per tutto ciò che fate GRAZIE ma soprattutto per avere posto le basi per una NATURALE etica della comunicazione.salvatorecz
D’accordissimo!!!
🙂