Un tempo l’idea dell’esposizione universale mi piaceva, anche se forse ai tempi della Tour Eiffel, realizzata nel 1889 in occasione dell’Expo parigina, in un’epoca senza troppa tecnologia, senza TV e mass media, l’idea di fare un viaggio nel progresso poteva essere più interessante…
E magari dietro c’era meno sofferenza…
Mentre invece di sofferenza dietro questa Expo 2015 milanese ce n’è tanta, se non fosse altro per tutte le polemiche e gli scontri che sta sollevando, per la propaganda e la disinformazione massiccia che si sta facendo, per i soliti noti che stanno dietro al tutto, multinazionali che spendono e spandono per comprarsi un pubblico che tende a dimenticare le loro malefatte occultate dietro belle parole, omaggi e greenwashing di sorta.
Ci sarebbe tanto da dire, ma non mi va di entrare in polemica, né di alimentare questo pendolone.
So solo che da sempre, dai tempi di Adamo ed Eva, la verità è stata nascosta alle masse, ammansite da Panem & Circensem, Sport e Fast Food, TV e Smartphone, e solo pochi lottavano per conoscerla rischiando le ire dell’inquisizione.
Come diceva un mio mentore anni fa…
Solo nella conoscenza approfondita delle cose ci può essere risveglio.
E a questo proposito, oggi ho visto un bel video. Si tratta di un esperimento sociale effettuato in Germania… (Prima però vedi il video altrimenti ti tolgo la sorpresa! 😉 )
In una piazza frequentata è stato messo un distributore automatico di magliette al costo di soli 2€. Sembra davvero un affarone! 😯
Una volta inseriti i 2€ ecco che parte un video che mostra cosa c’è dietro la produzione di quelle magliette e come mai costano così poco. Sbaragliati i piccoli artigiani, ora la moda si fa in capannoni insalubri dove giovani donne (e molti bambini) passano la vita a cucire. Donne come Manisha, una delle tante ragazze che lavorano per soli 13 centesimi l’ora, per 16 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Manodopera sottopagata per fabbricare le magliette a buon mercato che i passanti stanno per acquistare a 2 soli Euro.
Bello il finale a sorpresa… e potenziante il Pay off. “People care when they know – Le persone ci tengono quando sanno certe cose.”
Potenziante anche se non tiene conto della temibile Sissite che risucchia le buone intenzioni nel tran tran quotidiano. Perché magari lì per lì ci si scandalizza, si fa l’offerta, ma in mancanza di una soluzione alternativa, pressati dalla martellante pubblicità, e dal bombardamento massmediatico che continua ad osannare la crescita invitabile del PIL, alla fine si entra nel negozio successivo e si finisce per comprare due magliette invece che una. 🙁
Ad ogni modo, meglio che niente, un ottimo modo per iniziare a parlare del problema.
Che si tratti di moda low-cost di grandi o piccole Firme, o di alimentazione low cost della Grande Distribuzione e dei Fast Food, purtroppo il risultato non cambia…
Il problema è la globalizzazione, la delocalizzazione delle risorse e della mano d’opera, la nuova pericolosa forma di imperialismo con cui si acquista per due soldi la terra, le foreste e l’acqua dai paesi sottosviluppati, continuando a impoverire e affamare una parte del mondo per… avvelenare l’altra.
Sì, perché non è che noi nel frattempo viviamo bene…
Causa un’irresponsabilità mascherata da comodità, mangiamo cibi conservati in poltiglia senza alcun tipo di nutrienti, ricchi di additivi e olii transgenici, ci vestiamo di chimica e metalli pesanti, per non parlare dell’aria che respiriamo tra smog, traffico e termovalorizzatori (valorizza che? 😯 )
E mentre – tanto per fare un esempio – le persone in India muoiono di sete, grazie anche al valido contributo della “gassata antiruggine” – attuale Sponsor dell’Expo – che ha pompato indebitamente tutta l’acqua dai pozzi presso il suo impianto di imbottigliamento nello stato del Kerala (e che per fortuna dovrà risarcire 350 milioni di euro all’India per inquinamento ambientale)…
Altre multinazionali di Junk Food (e Junk Beverage), e le loro cosiddette Fondazioni, Manifestazioni, Indagini, Ricerche e Opere benefiche che altro che non sono pubblicità ingannevoli, si sparano le pose all’Expo di Milano come Sponsor ufficiali.
Nomi che suonano quantomeno strani in una Esposizione che ha come claim “nutrire il pianeta, energia per la vita” e l’obiettivo di – cito dal sito – “riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri“.
Nutrire come? La risposta è semplice… Regalando ad esempio il gelato a tutti i bambini che vanno a mangiare dal Gigante Obeso del Fast Food (preziosa informazione passata clamorosamente via circolare dalla Regione Lombardia a tutte le scuole!) 👿
Come puoi vedere nessuno è tutelato.
Lo stesso imperialismo che sta prosciugando il Sud del Mondo lo stiamo vedendo – in forma più sottile – anche a casa nostra, perché tutto il mondo è paese e – in nome del santissimo PIL – un modello che funziona, si duplica (se poi passa il TTIP siamo fritti, ne parliamo qui!)
D’altra parte se nessuno dice niente, perché no? 👿
Dovremmo riempire l’Expo di video informativi, che mostrino quello che c’è dietro ogni singolo prodotto. E cosa potrebbe significare quel gelato regalato per assicurarsi un cliente che metterà la gratificazione palatale – drogata da zuccheri, grassi ed additivi colorati – al primo posto davanti alla sua salute.
Decisamente un pessimo modo per premiare l’innovazione, la qualità, la biodiversità, sostenere gli artigiani e le economie locali, superare l’ingiustizia sociale e l’ecocidio ambientale! 🙁
Però adesso vorrei parlare di quello che possiamo fare noi nel personale.
Perché solo prendendoci la responsabilità di ciò che accade, smettendo di chiudere gli occhi di fronte alla crisi di cui siamo la prima causa, possiamo cambiare le cose.
Inutile scandalizzarsi di tutto questo scialo, di tutte queste menzogne, di tutti questi disordini… se poi nei nostri acquisti quotidiani, nelle nostre scelte di comodo, siamo i primi a portare avanti una società in cui idealmente non vorremmo vivere.
Cosa c’è dietro le nostre spese?
Chi stiamo sovvenzionando con i nostri soldi?
Chi stiamo educando con il nostro esempio?
Vogliamo capire se i nostri acquisti corrispondono davvero al mondo in cui vogliamo vivere?
Iniziamo a porci delle domande…
Sarà facile aprire gli occhi e trovare delle risposte.
Quello che mangio è sano? Mi fa bene? E’ utile o è solo un prodotto del marketing alimentare? E’ nutriente? E’ biologico, o usa pesticidi pericolosi per la salute? E’ naturale, si può individuare ancora l’alimento originale, o è trattato, miscelato, risanato a caldo? E’ saporito e commestibile anche crudo, fresco, scondito, o ho necessità di cucinarlo e riempirlo di sale, zucchero o grassi per dargli un qualche sapore? E’ un mono ingrediente o nell’etichetta ci sono tanti ingredienti di cui non so nulla? Ne mangerei senza quasi fermarmi perché contiene insaporitori che interferiscono con il mio senso di sazietà? Si tratta di un prodotto animale o di derivazione animale, con il suo carico di adrenalina, spavento, antibiotici, mangimi OGM e relativo inquinamento ambientale, o di un prodotto vegetale? E’ a km zero, viene almeno dall’Italia, o sfrutta mano d’opera, acqua e terreno in qualche parte del mondo? Ha un packaging invasivo, inquinante, non riciclabile? Sto comprando cibo sfuso o scatole e rifiuti?
Ecco le prime domande che mi vengono in mente…
Trovi maggiori informazioni per un consumo critico nel Corso di Autodifesa Alimentare e nel libro Anti-crisi IL BOTTO!
Ora ti saluto…
Ricordandoti che il PIL (Prodotto interno Lordo) non è il vero obiettivo. Che poi dovrebbe chiamarsi di più PEL, Prodotto Esterno Lordo, visto che sono le multinazionali che crescono e non certo le economie nazionali. 😉
L’obiettivo è una vita felice, sostenibile e sana per tutti. Una vita di amore, ben spesa aumentando la nostra consapevolezza personale e difendendo la Vita: nostra, altrui e del bel Pianeta blu che ci ospita.
Pace & Amore!
🙂
Viviana
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