La società umana è malata di giudizio: lo sappiamo bene.
Nel nostro DNA di homo sapiens sembra essere implicita la reazione di condanna automatica di chi non si comporta in base ai nostri standard etici e l’esaltazione di chi invece vi si adegua.
In Nudo Giudizio, circa 5 anni fa, abbiamo approfondito l’argomento e visto quali e quanti danni porta con sé questa nostra tendenza naturale, che prima o poi – speriamo prima – lascerà il posto all’accettazione della diversità e al superamento del bene e del male.
Ad ogni modo oggi è così… giudichiamo lo Stato, il partner, i familiari, gli amici, i colleghi, i VIP… praticamente chiunque si macchi del delitto di lesa giustizia (la nostra ovviamente).
Uno dei danni maggiori tuttavia lo facciamo quando sul banco degli imputati mettiamo non gli altri ma noi stessi…
Perché in quel caso si crea un piccolo corto circuito interno che porta Parti diverse di noi (vd. Voice Dialogue) a lottare per imporre il proprio punto di vista all’altra.
E anche se è bene mettersi ogni tanto in discussione, non bisogna essere psicoterapeuti consumati per capire che fare a braccio di ferro con se stessi non è un esercizio granché salutare.
Ma esiste un giudizio che fa ancor più danni del generico giudizio di noi stessi: sto parlando del giudizio delle emozioni, in particolar modo delle emozioni cosiddette disagevoli, come la rabbia, il senso di colpa, la tristezza…
E la paura.
Proprio di paura voglio parlarti oggi, perché come ogni altra emozione, anche la paura ha il suo perché.
Innanzitutto la paura ci tiene in vita, quando è fondata.
Evitare i quartieri malfamati di una grande città, mettersi la cintura di sicurezza, essere concentrati mentre si usano attrezzi pericolosi, usare i guanti se si maneggiano sostanze irritanti, evitare di andare per boschi a piedi nudi, coprirsi dopo aver sudato, smettere di fumare e bere dopo un infarto sono azioni estremamente sagge dettate dalla paura.
Certo, in alcuni casi sarebbe meglio non aspettare questa molla per iniziare a prendersi cura di sé, come Coach sappiamo che funziona peggio, ma anche questo in fondo è un pensiero che nasce dalla nostra attitudine a giudicare… 😉
La paura ha tuttavia un altro grande scopo che in pochi valorizzano: ti aiuta ad essere te stesso.
“Come!“, mi dirai, “Io sono coraggioso, non ho paura e non ho bisogno di avere paura per essere me stesso“.
Viene naturale pensando, ma non è proprio così, se davvero sei una persona coraggiosa. Perché il vero coraggio non è l’assenza di paura (se corri senza cintura di sicurezza non sei coraggioso, sei avventato), ma il riconoscimento della paura e la decisione di affrontarla.
E non è proprio così in ogni caso, perché se non hai almeno un po’ di paura, significa che o sei la persona più centrata e sicura di sé della Terra, oppure stai fingendo.
Cerco di chiarire meglio questo punto, che mi rendo conto essere un po’ controintuivo.
Siamo esseri sociali, e tutto ciò che facciamo ci mette perennemente h24 di fronte ad una comunità di persone.
Non sto pensando a Facebook (o non solo a Facebook), sto pensando a tutti coloro che rappresentano il tuo pubblico, le persone con cui vivi, con cui lavori, con cui vai a divertirti, ed eventualmente sì, anche quelli che leggono tramite internet ciò che pensi, sui social o sul tuo Blog.
Se come abbiamo detto questa comunità è sempre pronta a giudicarti, anche quando lo fa pensando di aiutarti (come fanno gli amici e i parenti…), tu sai per certo che le tue azioni e i tuoi messaggi verranno sempre criticati da qualcuno. Sempre. Se… sei te stesso!
Perché l’unico modo per ridurre le critiche (ridurre, non eliminare), sta nel dimenticare che sei una Creatura unica e inimitabile, cercando di comportarti nel modo in cui vuole la tua comunità, cercando come il Woody Allen di Zelig di essere il più possibile simile agli altri, alla massa, il più possibile banale, anonimo, ordinario.
L’unico modo per non esporsi è diventare invisibile…
Come scrive il blogger Alden Tan, riferendosi soprattutto agli opinion leader digitali:
“se non hai paura, se non hai ansia o non ti senti almeno un po’ a disagio, questo significa che non stai rischiando. E se ti senti completamente al sicuro, allora sei come il resto del mondo. Non puoi emergere se sei come il resto del mondo, ecco perché hai bisogno di essere un po’ spaventato quando crei qualcosa di valore. Quindi non giocare al sicuro. Sii spaventato e sentiti a disagio. La tua passione, la tua arte e il tuo messaggio sono destinati ad emergere“.
Quindi, se provi davvero ad essere te stesso, è normale avere un po’ di timore quando esponi la tua unicità, quando dici la tua, quando condividi ciò che pensi.
Anzi… Se non hai almeno un po’ di ansietta quando agisci pubblicamente, forse non stai esprimendo davvero Chi sei.
E c’è un’altra considerazione da fare.
Quando ci distinguiamo (non per il piacere perverso di essere diversi, bada bene, ma perché cerchiamo di essere veri), corriamo il serio rischio di diventare dei modelli, per quanto paradossale questo possa suonare. Per questo, anche se sei una persona con un’enorme confidence, come dicono gli anglosassoni, se possiedi un’enorme fiducia in te stesso, quello che fai può diventare oggetto di imitazione, può ispirare, motivare, spingere altri a fare lo stesso.
Per questo, se sei una persona di coscienza, nonostante tutta l’autostima del mondo, almeno un po’ di ansia a questo punto dovresti proprio averla, perché stai contribuendo a cambiare il mondo. E lasciami dire una cosa: se quello che fai parte dal cuore, è il contributo più meraviglioso che tu possa dare! 🙂
In fondo, se ci pensiamo un attimo, la paura non è altro che una sensazione fisica di allerta.
Non c’è nulla di male a sperimentarla, ogni tanto, anche perché questo denota intelligenza emotiva.
Purché non la giudichi e con essa non TI giudichi.
E purché non ti ci affezioni, iniziando ad aver paura di tutto…
Perché la paura (e la sua sorellina minore, l’ansia) è come il peperoncino: un po’ talvolta rende la vita piccante, ma se esageri anche il piatto più squisito diventa una tortura.
Al nostro Coraggio!
🙂
Leonardo Di Paola
Autore, Coach & Trainer
www.wecoclub.it
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Danilo says
“Se non hai paura, se non hai ansia o non ti senti almeno un po’ a disagio, questo significa che non stai rischiando” bellissima 🙂 Se una persona ha paura di volare, in realtà non ha paura di prendere un aereo ma ha paura di ciò che ha associato al volare molto probabilmente ha un immagine mentale dell’aereo che si schianta. Significa che non reagiamo alla realtà delle situazioni ma alla rappresentazione che ci facciamo. Se cambi le tue rappresentazioni cambi anche il modo di approcciarti alla realtà.
troppe volte le persone si chiedono :”e se poi non ce la faccio?”, :”se poi sbaglio” ecc..iniziamo a domandarci:”e se poi riesco?” ” e se poi è piu’ semplice di quanto pensassi?” e inizieremo a cambiare le nostre rappresentazioni mentali, e quindi i risultati che otteniamo 🙂
LEONARDO DI PAOLA says
Ottima aggiunta Danilo, grazie! 🙂
Tutto dipende dalle rappresentazioni, perché ogni nostra reazione all’ambiente esterno, ogni interazione con le persone, ogni nostro timore, ogni arrabbiatura, ogni delusione, ogni sogno, praticamente la nostra intera esistenza su questo piano di esistenza si basa sul modo in cui usiamo la percezione della realtà attraverso i 5 sensi per costruirci un’idea (visiva, auditiva, cinestesica) del mondo, che NON è mai il mondo stesso.
E che come dici con un po’ di impegno può senza dubbio essere stravolta in positivo, per certo più facilmente di quanto non si possa cambiare la disposizione degli atomi e delle molecole della solida realtà…
Alla prossima!
Leonardo 🙂
Danilo says
Giustissimo 😉
san says
Io non viaggio molto in aereo. è dal 2007 che non volo e nell’arco di questi anni mi è venuto la paura sopratutto pensando ai voli lunghi che mi piacerebbe fare(cina, giappone). Io non ho paura di volare ma di cadere e non poter far niente. Mi sono un po’ informato su internet in cui parlano di statistiche e fisica. ma non mi passa.