Che il dialogo sia uno degli strumenti principe nella relazione d’aiuto non è certo una novità.
Senza scomodare Socrate, i maestri Zen, Sigmund Freud o Milton Erickson, sappiamo bene quanto l’interazione verbale possa sostenere le persone nel reincorniciare le proprie esperienze dando nuovi potenzianti significati ai loro ricordi e alle loro sensazioni.
Il linguaggio è in fondo la principale chiave ristrutturante anche nella Programmazione Neuro Linguistica (vedi il famoso Meta Modello) persino quando facciamo self coaching, quindi non c’è da stupirsi che nell’interazione dialogica possano avvenire veri e propri miracoli.
Peraltro questa evidenza è ormai sempre più nota anche alle aziende e ai professionisti della comunicazione, che stanno ormai sempre più comprendendo come la chiave del successo (online ma non solo) sta nel creare relazioni a due vie, interscambi: dialoghi, appunto.
Data la premessa, chi lavora con le persone a livello professionale (coach, counselor, psicologi, ma anche manager, venditori, negoziatori) dovrebbe conoscere tutti i segreti di questa antica e sublime arte.
In accordo alle suggestioni della maieutica socratica infatti, il dialogo mirato infatti sostiene in modo estremamente efficace il parto di cambiamenti orientati ad una maggiore capacità di gestione delle emozioni e degli stimoli quotidiani che la vita ci offre.
Eppure, dopo oltre 10 anni che lavoro a sostegno del benessere delle persone, posso affermare senza tema di smentita che chi non conosce il dialogo strategico di Giorgio Nardone non sfrutta questo antico strumento al 100% delle sue potenzialità, anche se conosce bene il Meta Modello e il Milton Model.
Il Dialogo Strategico è una modalità dialogica di interazione terapeutica sviluppata appunto da Giorgio Nardone, erede di Paul Watzlawick e con lui fondatore oltre 20 anni fa del Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
I presupposti del Dialogo Strategico, punta di diamante della Terapia Breve e mirabilmente illustrati step by step nel libro omonimo – Il Dialogo Stragico – scritto da Nardone e Alessandro Salvini, sono essenzialmente 3:
1. comprendere qualcosa da soli (sia pur apparentemente, come accade quando veniamo guidati con dolcezza) ci cambia molto più che apprenderla da altri, come quando ascoltiamo un consiglio esterno;
2. il cambiamento avviene cambiando le proprie sensazioni relative a quello che riteniamo essere un problema, non cambiando la propria conoscenza razionale;
3. usando sapientemente domande chiuse a doppia opzione (“di solito fai A o B?”) e verifiche riassuntive (“se ho ben capito…”) si può guidare la persona a capire che quando un problema persiste è soprattutto a causa della persistenza di un inadeguato tentativo di soluzione, che paradossalmente complica le cose.
In Permacultura, sia pur con una diversa interpretazione, si dice saggiamente che spesso “il problema è la soluzione“:
“Il processo di domande strategiche deve, con la sua sequenza ad imbuto, condurre l’interlocutore a scoprire in quale maniera egli sia artefice del suo destino, evidenziando ‘come’ egli stesso alimenti il suo problema con tentativi di soluzione disfunzionali basati su percezioni erronee. Tale processo di scoperta indotta produce nel soggetto un reale ‘saltus’ percettivo (Thom, 1990), poiché cortocircuita il suo circolo vizioso di percezioni e reazioni, evidenziandone la disfunzionalità.
Questo cambiamento di prospettiva ha un impatto emozionale paragonabile ad un’illuminazione, nel senso buddhista del termine. Le persone spesso reagiscono con un totale sbalordimento scoprendo che quanto avevano pensato e fatto fino a quel momento per combattere il problema fosse proprio ciò che lo manteneva. Ciò rappresenta una vera e propria ‘esperienza emozionale correttiva‘, sulla base della quale il soggetto non può che cambiare i suoi precedenti copioni mentali e comportamentali.”
Si tratta dunque di una tecnica rivoluzionaria, se pensiamo al tradizionale approccio psicoterapeutico della psicoanalisi freudiana o alla psicoterapia analitica di Jung, che ancora vanno per la maggiore, perché non si sofferma sulle cause storiche di un problema, ma come detto ne altera efficacemente la percezione.
Ed è una tecnica estremamente efficace, dal momento che il 70% dei pazienti interrompe il circolo vizioso in appena un paio di sedute.
Tenendo presente che questi risultati incredibili si sono registrati in anni di pratica su patologie gravi, come gli attacchi di panico o i disordini alimentari.
E se funziona con queste problematiche, per certo funziona anche nel Coaching!
Tanto più che del Coaching (quello vero, non quello che maschera una consulenza usando un termine alla moda…) condivide l’essenza operativa:
aiutare le persone ad estrarre la loro verità, la loro soluzione, la loro strada.
Tramite domande e verifiche di comprensione, appunto, che le aiutano a diventare consapevoli dell’effettivo potere che hanno sulla loro vita, assumendo quella che Richard Bandler chiama posizione causativa.
Insomma, se lavori al servizio dello sviluppo personale, e se ancora non padroneggi l’approccio Strategico di Giorgio Nardone, questo è un libro da leggere, studiare e usare.
Il Dialogo Strategico,
Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il cambiamento
Giorgio Nardone e Alessando Salvini.
Editore: Ponte alle Grazie
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