Come anticipato nella recensione del nuovo libro di KonMari, 3 esperienze ravvicinate mi hanno regalato un satori sulla pulizia emozionale che vorrei condividere con te.
Si tratta di:
1) una lunga attività di decluttering sfociata nella partecipazione ad un Mercatino del Baratto della mia zona,
2) la lettura del libro di Marie Kondo che mi ha offerto preziose suggestioni da cui la mia mente si è messa in moto per offrirmi l’intuizione che cercavo…
3) un intenso lavoro di pulizia nell’affrontare i miei fantasmi emozionali che mi ha portato ad avere dolori e contrazioni articolari, fintanto che non sono venuta a patti – letteralmente – con i miei spettri nell’armadio…
Partiamo con ordine.
Ho già parlato del riciclo in genere (I 3 livelli di riciclo, scopri qual è il tuo) e soprattutto di quello che ho battezzato il “Riciclo emozionale” (Scambi con me? Riciclo emozionale per una nuova abbondanza)…
Abbiamo già parlato qui anche di decluttering, con consigli per innalzare l’energia della casa e traducendo inoltre un contributo dall’inglese di Leo Babauta. Decluttering: 9 consigli per far respirare la tua casa, e quindi non mi soffermerò oltre sull’argomento.
Voglio oggi fare un passo avanti e parlarti di un’intuizione che ho avuto, proprio in questi giorni…
Cos’è successo esattamente?
Ogni volta che torno dalle Canarie, dove viviamo in una casa che è 1/3 di questa di Roma, e che contiene 1/300 di cose, vengo presa alla gola dalla quantità di oggetti che possediamo. 😯
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E questo è un bene perché ogni Primavera mi dedico a frenetiche sessioni di Decluttering e Space Clearing… Quest’anno la sessione è durata più del solito. 😉
Più di tanto non posso fare, coabitando con una Redazione, custodendo tanti progetti del passato e avendo in costruzione un EcoVillaggio con struttura ricettiva che fa sembrare che tutto possa essere utile (e probabilmente è anche così, con 1200 metri quadrati da allestire), però cerco di lavorare a fondo sulle sensazioni che mi legano agli oggetti…
Il segreto è farne una pratica di pulizia emozionale.
Se l’oggetto mi fa stare male, allora meglio darlo via, quando mi servirà, se mi servirà ancora, tornerà a me per altre vie. Fare spazio è essenziale per permettere all’energia di muoversi e alla Corrente delle Varianti di allinearsi ai nostri desideri. 😯
(Sto mica connettendo il Decluttering con gli insegnamenti di Vadim Zeland? Sì, perchè no? Occhio che adesso ci metto anche un po’ di Buddhico “non attaccamento”… 😉 )
La domanda principale che mi ronzava per la testa quest’anno era…
Perché teniamo tante cose e facciamo fatica a sganciarci dagli oggetti, a lasciarli andare?
Perché non stiamo altro che tenendo accanto a noi spettri di vite passate, parallele o future.
Sì, hai capito bene. Fantasmi di vite che non ci appartengono ma che “potrebbero appartenerci” (cosa che risuona molto con il “potrebbe essermi utile…”)
Oggetti di vite passate, parallele o future che interferiscono con chi noi siamo davvero.
So che sembra un po’ fumoso detto così, cerco di spiegarmi meglio.
Ci sono delle cose che conservo, cose da sistemare, riparare, montare, decorare, leggere, iniziare, finire… e che essenzialmente non mi va di fare.
Il solo motivo per cui non mi disfo di questi oggetti è che penso di “dover fare” queste cose. Prima o poi.
Ergo questi oggetti rappresentano tutti delle doverizzazioni!
Doverizzazioni che mi fanno star male perché mi mettono a confronto con una mia presunta inadeguatezza.
E indovina chi è che mi costringe a fare tutto questo? Nessuno!
Sono doverizzazioni che solo io mi sono auto-imposta.
Vengono solo da me stessa, dai miei Sè Primari, dai miei Sè Rinnegati, da quello che vorrei essere o penso di dover essere, magari anche da vecchi interessi dei miei genitori che per rispetto mantengo vivi, tutte spinte che mi portano a conservare quelle cose che potrebbero servirmi se solo…
Mi mettessi a cucire, a stirare, a rammendare, a fare découpage, a dipingere, a riordinare i ricordi di viaggio, a sfogliare vecchie agende, a leggere filosofia astratta, a costruire modellini, a insegnare all’Università, a studiare architettura… E chi più ne ha più ne metta! 😯
Beh, mica poco, mi dirai…
Un Parlamento Interiore, un irretimento familiare, un retaggio degli antenati, sono più forti di te, come opporsi?
La sai una cosa?
Io faccio già cento cose nella mia vita.
Anche se siamo sempre i primi a non essere capaci a riconoscerci i nostri meriti, non si può certo dire che io sia una persona senza interessi o che sta con le mani in mano!
Ci si deve opporre (ma dolcemente) perché la giornata ha sole 24 ore, e certo non possiamo fare tutto quello che questi Fantasmi ci dicono di fare.
Una soluzione c’è.
Ne parliamo presto!
[NDR: La seconda parte dell’articolo è qui: Decluttering. Caccia lo spettro dall’armadio e scopri chi sei. 2]
🙂
Viviana
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E vero! Ci portiamo dietro troppi FANTASMI…e che fatica spesso a lasciarli andare, a liberarci di “loro”…
Forse non ce ne liberiamo perché da qualche parte o per qualche inconscia ragione ci apportano una specie di ” sicurezza”?..
La cosa certa è che come si fanno le così dette “pulizie dei primavera” , sarebbe opportuno dedicarci almeno una volta ogni tanto alle pulizie delle cose in più per regalarci maggiore spazio-liberta’ di movimento…concreto e interiore!
Provare per creScere! 😉 …io lo faccio ogni volta prima di una nuova partenza..come fosse un rituale..lasciar andare per avere spazio quando si ritorna!
Eh già Chiara! 🙂 Hai ragione, soprattutto chi viaggia “leggero” quando poi torna a casa non può non notare un grande contrasto. Ci si rende conto con stupore che si è vissuti molto bene – forse meglio – fino a quel momento anche con pochissime cose.
Hai accennato alla “sicurezza”… Ora però la domanda cruciale è: “sicurezza” o “insicurezza”? Questo è il dilemma. 😉
Tra 2 giorni la seconda parte dell’articolo!
Pace & Amore!
🙂