Una grande valenza del riordino e del decluttering è – come suggerisce KonMari – quella di aiutarci a potenziare la nostra capacità di scelta e di capire veramente chi noi siamo.
Da questa suggestione, unitamente a un’intensa attività di riordino e al tentativo di fare chiarezza mentale sulle mie priorità, ho avuto un’intuizione. (Puoi leggere qui la prima parte dell’articolo.)
Gli oggetti conservati e rinchiusi negli armadi rappresentano tante doverizzazioni che ci auto-imponiamo e ci fanno sentire in colpa: in ritardo, incapaci, pigri, inadeguati. 🙁
Non li buttiamo (o ricicliamo) perché spesso non abbiamo la forza di accettarci come siamo realmente. Come abbiamo scelto di essere.
Qualche esempio?
Tengo da parte nel soppalco una casa delle bambole in legno da montare che avevo iniziato a collezionare a fascicoli insieme a mia Madre e che “un giorno farò” con qualche fantomatica figlia o nipote… Peccato (per fortuna) che da qualche anno mi dedico a progettare e costruire casette vere, all’EcoVillaggio di Wangeland e che la mia passione per il modellismo è stata trasmutata in qualcosa di più grande. E con i miei nipoti mi piacerà costruire una casa vera, di legno e paglia.
Ho una camera oscura per la stampa in bianco e nero che ho chiesto in regalo a mio Padre ai tempi dell’Università e dell’Accademia di Fotografia, e sta ancora lì religiosamente imballata, perché dato che lui me l’ha comprata io devo – prima o poi – usarla. 🙁 Peccato che sono anni che non fotografo più su pellicola, e così come sta andando la mia vita non penso avrò tempo per ricominciare a darmi alla fotografia artistica…
Ho un armadio con tailleur da ufficio e vestiti da sera, che – dato che la taglia nel tempo è rimasta la stessa – magari in futuro potrei voler indossare, sistemare, accorciare, allungare, tagliare…. Peccato che a stento so cucire dei bottoni e che il mio modo di vestirmi è cambiato molto negli ultimi 20 anni, di solito indosso Jeans a zampa, sandali, cashe-coeur, e talvolta qualche vestito patchwork… Per non parlare del fatto che – non a caso – mi sono licenziata da un lavoro di ufficio e che sono davvero poche le serate di gala cui mi sottopongo. E in quel caso non dubito che me ne andrei a zonzo per Via dei Giubbonari a cercare qualcosa di stravagante…
E’ più chiaro quello che intendo?
Da quale romanzo di Rosamunde Pilcher ho preso la visione di una me che gioca con i suoi bambini e che costruisce giocattoli vittoriani?
Per quale senso di colpa legato a un regalo forse neanche mai voluto davvero, mi torturo traslocando da casa in casa quella pesante camera oscura?
In virtù di quale convinzione di “brava ragazza borghese” istillatami negli anni, penso che prima o poi tornerò a mettermi ancora tailleur e vestiti classici?
Io non sono così!
Non lo sono più da anni.
Capisci perché sostengo che gli oggetti conservati sono spettri di altre vite?
Altre vite passate…
Altre vite parallele…
Altre vite future che probabilmente non ci auspichiamo di vivere.
Quando invece fai pulizia di questi spettri di altre vite (anche se è un po’ pesante e doloroso), accade qualcosa di meraviglioso.
Resta quello che sei davvero.
Resta solo il presente, il qui e ora, che in fondo è la cosa più importante.
E non è che devi buttare via tutto e vivere in modo austero, ci mancherebbe… Ma solo fare decluttering e guardare con occhio più critico tutto quello che tieni nascosto nei cassetti, negli armadi, nei soppalchi, in cantina… Tutto quello che non usi e che metti via frettolosamente.
Perché quando impari a contornarti solo di quello che ti fa battere il cuore…
Senza doverizzazioni, senza sensi di colpa o di indegnità.
Senza rumori, senza interferenze, senza zavorre.
Scopri chiaramente chi sei.
Capire questo, immediatamente fa spazio e ti libera.
Aprendo la cella della tua prigione mentale autocostruita.
Restituendoti ai tuoi veri obiettivi.
Pace, Amore e Libertà!
🙂
Viviana
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Non fa una piega! 🙂
Vero, Ky? E’ incredibile come tutto sia così semplice a volte!
🙂