Mi è piaciuto molto leggere il nuovo libro di Debora Conti, il Linguaggio Emotivo dei Bambini, anche perché si sente che viene da un progetto di vita, prima ancora che da un progetto editoriale: la vita di Debora come mamma di due bimbe, Emma e Tessa.
Certo, una mamma particolare: Scrittrice affermata e Trainer di PNL, Debora ha scelto di mixare le sue esperienze di Life Coach ai corsi dello Yale Parenting Center per mettere a punto il metodo “Figli Felici“. Un nome, un programma! 🙂
Peraltro non credo che si debba essere genitori per apprezzare questo progetto.
Tutti noi frequentiamo bambini in qualità di zii, amici, educatori, etc. ed è meraviglioso approfondire meglio come funzioni la mente di questi straordinari nanetti che portano stupore e meraviglia nel nostro mondo.
E che responsabilità abbiamo noi “grandi”, con le nostre frasi, le nostre micro-espressioni, i nostri gesti, che finiscono per fissarsi nella loro memoria e dare rinforzi positivi o negativi. Se davvero vogliamo cambiare il mondo e aiutare i bambini di oggi a cambiare il mondo… c’è da stare attenti!
Ma abbiamo una responsabilità personale ancora più… personale. 😉
Dato che tutti noi siamo comunque sempre figli e genitori nella nostra esistenza.
Perché non solo come dice la Psicologia Transazionale ci mettiamo in posizione up o posizione down, ricalcando i ruoli del bambino o del genitore quando ci affidiamo o quando guidiamo in un qualsiasi rapporto a due… Che sia filiale, lavorativo, sentimentale, amicale, etc…
Ma soprattutto perché, così come evidenziato nel Dialogo delle Voci, abbiamo tutti – nessuno escluso – un Bimbo Interiore nascosto nelle pieghe del nostro inconscio limbico, da ripescare dal Gruppo dei Sé Rinnegati, e da accudire con amore.
Ed è per tutti questi motivi che mi sono ritagliata un po’ di tempo per dedicarmi all’innovativo manuale appena pubblicato da Sperling & Kupfer e presentartelo nella nostra sezione dei libri.
Eccone un breve estratto che ho scelto perché (indovina? 😉 ) parla di come imparare a gestire le emozioni sin da piccoli abbia molto a che vedere con la libertà!
La vera cosa importante da fare con le emozioni è esternarle.
Se pensiamo al significato di «depressione» e al suo contrario «espressione», capiamo che esiste una logica. Le emozioni possono essere «depresse», cioè premute, pigiate e ricacciate dentro di noi. Una corretta gestione delle emozioni, positive o negative, consiste nell’esprimerle, cioè esternarle, tirarle fuori. Tutti gli esercizi che ti propongo in questa sezione seguono tale logica.Esternare permette di liberare le emozioni e quindi di sentirsi bene.
Che si tratti di gioia o di rabbia, di euforia o di isteria, è sempre meglio esprimerla piuttosto che pigiarla dentro.
Oggi gli psicologi ci dicono che le emozioni servono all’uomo per «adattarsi» meglio al mondo che lo circonda. I bambini ci arrivano piano piano. Sin dalla nascita distinguono felicità e tristezza nelle espressioni dei volti degli altri, ma non ci capiscono granché. Sono felici se qualcuno è felice, ma rimangono inebetiti se qualcuno è triste, oppure si distraggono e pensano ad altro, non sono interessati a quell’emozione. Quante volte ti è capitato di vedere tuo figlio infischiarsene del tuo essere stanco o abbattuto? Egocentrico com’è, non ci ha fatto caso e ha continuato a pretendere che tu fossi al meglio delle tue abilità da giocoliere!
Lo psicanalista inglese Donald Winnicott definiva autocontenimento la tendenza a trattenere i propri sentimenti senza liberarsene. Un bambino che si autocontiene non si rivolge all’ambiente per gestire le proprie emozioni. Può apparire tranquillo, quasi distaccato, ma dentro chissà cosa ribolle. La parola emozione si compone di due parti: «e-» che significa verso fuori e «-mozione» che significa movimento. Questa scarica chimica che ci avvolge tutti, quindi, per definizione, deve essere espressa.
Reprimere le proprie emozioni, non riconoscerle e non saperle esternare e risolvere, è controproducente e anche difficile. Ci vuole una grande energia per tenerle di continuo sotto controllo e in età adulta è sicuramente dannoso per la psiche e per la salute. Margot Sunderland, psicoterapeuta e psicologa dell’infanzia, dice che «reprimere le emozioni è un modo molto inefficace di affrontarle, perché le emozioni represse non sono sopite». Non ho trovato frase più chiara sulla pericolosità delle emozioni represse.
Nel 1995 viene pubblicato un libro bomba che cambia tutto: Intelligenza emotiva di Daniel Goleman. Per intelligenza emotiva Goleman intende la «capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali».
Ora che lo sai, non aspettare che tuo figlio sia grande per aiutarlo a gestire le emozioni, inizia da adesso. Prendila come un gioco e lo aiuterai per la vita.
Negli ultimi anni sono nati diversi progetti per l’alfabetizzazione emozionale nelle scuole primarie. Con questa espressione si intende un insieme di esercizi, racconti, role play e simulazioni utili al bambino per:
• riconoscere le emozioni e la loro intensità;
• esprimerle nel modo più produttivo, in base alla situazione e nel giusto grado;
• imparare che le emozioni sono diverse dalle azioni e possono essere quindi affrontate in modo diverso.In PNL si utilizza il termine inoculation, che in italiano possiamo tradurre con «vaccinazione». Vaccinarsi significa esporsi al virus in piccole dosi, quel tanto che basta al sistema immunitario per imparare a riconoscerlo e a difendersi. Lo stesso vale per le emozioni: Goleman parla di «vaccinazione psicologica» in relazione a emozioni come rabbia, disagio o frustrazione. Se impariamo ad affrontarle tramite simulazioni, in maniera calibrata e sin da piccoli, sarà più facile esserne consapevoli e gestirle da grandi.
Possiamo dividere le emozioni dei bimbi piccoli in due macro categorie:
• quella della felicità (o gioia) per una condivisione, una coccola, una scoperta;
• quella della rabbia (o frustrazione) per una privazione o mancanza di comprensione.Tuo figlio vede bianco o nero.
O gioisce o frigna, non sa aspettare e si arrabbia, non riesce a fare la torre con le costruzioni e piange, non può avere un biscotto nell’istante esatto in cui lo vuole e urla…
A quest’età esistono due tipi di pianto: quello dovuto a stanchezza e quello dovuto a rabbia/capriccio. (…)
Per approfondimenti sul metodo “Figli Felici“, trovi sul sito www.figlifelici.com 3 video in omaggio, mentre il nuovo e piacevolissimo libro Il Linguaggio Emotivo dei Bambini puoi ordinarlo subito cliccando qui, nella nostra libreria on line preferita.
Ti auguro una piacevole lettura!
🙂
Viviana Taccione
Ti piacerebbe anche...
Clicca qui per scaricare gli Omaggi I FEEL GOOD!
Clicca qui per dare un'occhiata a Ebook e Corsi I FEEL GOOD!
Clicca qui per la nostra Affiliazione solidale 100% Win Win!
Lascia un commento