Qualcuno le chiama credenze, e controllano la nostra vita. Anche se io preferisco il termine convinzioni.
A parte la fastidiosa omonimia con quei grossi mobili che usavano le nostre nonne per tenere biscotti e bicchieri, credenza deriva da credere in qualcosa, cioè fare un atto di fede. Invece convinzione deriva da essere convinti di qualcosa: crederci perché sappiamo – o quantomeno ci illudiamo – di aver sperimentato questo qualcosa.
Il sapere può essere soltanto il risultato della propria esperienza, e non può di conseguenza essere prelevato da altri o passato ad altri. Tutto quello che prendo dagli altri, posso solo crederlo, mai saperlo veramente. Credere significa: non sapere.
Thorwald Dethlefsen
Le convinzioni (beliefs in inglese) sono una delle scoperte più mirabolanti della Programmazione Neuro Linguistica. Questi pezzetti di software, elaborati sin dalla nascita sulla base delle nostre esperienze e del modo in cui le mappiamo, orientano vigorosamente il nostro comportamento quotidiano. Detto altrimenti…
Tutto quello che fai dipende dalle convinzioni che ti hanno infilato nel cervello!
La logica evolutiva che c’è dietro, ricorda quella delle emozioni istintive (tipo rabbia, disgusto o paura).
Il bimbo costruisce pian piano le sue convinzioni (“le mamme sono buone”, “i termosifoni scottano”, “la scuola è noiosa”, etc.) e ci si affida perché gli semplificano la vita. Le convinzioni sono po’ come una cartina topografica o come il navigatore satellitare: strumenti che – in teoria! – ci aiutano a trovare la strada della vita (forse un po’ troppo poetico, ma rende l’idea, no? 🙂 )
Tuttavia proprio come le emozioni, il sistema delle convinzioni a furia di semplificare e velocizzare le cose ci obbliga a vivere una vita banalizzata, inducendoci ad agire come se la rappresentazione della strada fosse la strada stessa.
Da qui nascono i pregiudizi, per esempio, o le etichette che diamo alla gente in base al mestiere che fa, o le seghe mentali che ci impediscono di mettersi in proprio o di corteggiare una bella ragazza.
Le convinzioni ci semplificano la vita, come la rabbia o la paura, ma talvolta banalizzano la realtà…
Secondo Robert Dilts, uno dei teorici più illuminati della PNL, le convinzioni sono solo uno dei tanti livelli logici (o neurologici) che dominano la nostra vita psichica, e neanche il più importante.
Nella sua famosa teorizzazione stanno a metà strada, per così dire: sopra Ambiente, Comportamento e Capacità, ma sotto ai Valori (o insieme, dipende dalla scuola di pensiero), e certamente ad un livello inferiore a Identità e Spiritualità (o Scopo).
Tuttavia, in barba ai manuali classici che fino a qualche tempo fa spuntavano come funghi sul web, quando la Programmazione Neuro Linguistica era di moda, ho da anni il forte sospetto che solo l’Ambiente, il livello logico più elementare, sia realmente svincolato dalle convinzioni.
In realtà tutti gli altri – Comportamento, Capacità, Valori, Identità e Spiritualità – sono intessuti di convinzioni: sono grappoli, ammassi, coacervi di convinzioni.
Eppure guai a sottovalutarle: quasi tutti i livelli della nostra vita dipendono dalle convinzioni.
Le convinzioni sono una scoperta talmente straordinaria da essere ormai entrata nel dizionario comune di qualsiasi coach, educatore, psicologo, counselor, terapeuta, naturopata, guru che si rispetti…
Ti sfido a trovare un testo di crescita personale di valore che non le nomini, in un modo o nell’altro! E questo nonostante la PNL venga ormai purtroppo considerata dai più solo una pseudo-scienza da venditori. 🙁
La grande intuizione che il linguaggio programmi e riprogrammi la nostra psiche, più delle immagini o delle sensazioni fisiche interne, è certamente più antica del lavoro di John Grinder e Richard Bandler, i fondatori di questa rivoluzionaria disciplina.
Senza scomodare i sofisti greci (già Protagora confidava nel potere educativo della parola), l’esoterismo cristiano (in principio era il Verbo) o l’antica scienza indiana dei Mantra, è facile ritrovare nel filone filosofico-religioso americano che parte dal New Though di fine ottocento e arriva a The Secret l’idea che le parole controllino prepotentemente la nostra esistenza.
Il lavoro sulle convinzioni svolto dalla PNL negli anni ’70 tuttavia ha fatto storia.
Innanzitutto perché ne ha dato una definizione tanto sintetica quanto brillante: le convinzioni sono ciò che ritengo vero rispetto a me stesso, gli altri e il mondo.
Ma che sono le convinzioni? Sono ciò che ritengo vero rispetto a me stesso, gli altri e il mondo.
Pensaci un attimo: rispetto alla tua vita, alle persone, al mondo (politica, religione, denaro, sesso, amore, cultura, etc.), cos’è che credi sia vero? Se provi a dare qualche risposta, pian piano farai la conoscenza con le tue convinzioni.
E’ un percorso lungo, come lo è conoscere se stessi, ma è utile farlo. Se ti va di farlo ti consiglio di dedicargli un quadernino da portare sempre con te.
Certo, non tutte le convinzioni sono uguali.
A prescindere da quanto ne siamo consapevoli – fattore che dipende appunto da un lavoro interiore non indifferente – possiamo dividere a scopo pratico le convinzioni in base a 3 parametri:
- profondità: in base all’anzianità della programmazione e al coinvolgimento emotivo che le ha create, alcune convinzioni sono molto superficiali (e dunque meno solide), mentre altre sono più profonde (e dunque più radicate… occhio, che dipende tutto da qui!)
- piacevolezza: alcune convinzioni ci piacciono, perché solleticano il nostro Ego o perché sono allineate ai nostri principi morali (insomma, ci fanno sentire fighi!), altre invece ci infastidiscono, tanto da rimuoverle (come ad esempio i pregiudizi razziali, che in teoria nessuno ha, anche se il mondo è pieno di guerre e di violenza etniche 🙁 ).
- potere: ci sono in noi convinzioni che aumentano il nostro potere, la nostra scelta e il nostro effettivo grado di libertà, e invece che se sono altre che ci limitano, ci depotenziano, rallentando il nostro sviluppo, il nostro successo e la nostra gioia. Due esempi al volo: “Posso raggiungere qualsiasi obiettivo” e “la vita è una schifezza” (e’ chiaro quale delle due sia potenziante e quale no, spero…)
Quello che conta, tuttavia, è capire che il dominio delle convinzioni non dipende da quanto ci piacciono né purtroppo da quanto ci potenziano: tu ed io facciamo quello che facciamo a causa delle convinzioni profonde.
Sono le convinzioni profonde, anche se depotenzianti o incongruenti con la nostra etica, a comandare, perché come diceva James Hillman: “le idee che non sappiamo di possedere ci possiedono”.
Si possono inquadrare le convinzioni in base alla piacevolezza o al potere che ci danno, ma alla fine comandano quelle più profonde.
Cosa possiamo fare?
E possibile gestirle?
Certo che sì, esistono una marea di tecniche utili per farlo.
Ma dobbiamo diventare consapevoli il prima possibile del software che la vita, Dio, il destino, il nostro Sé superiore o il caso (scegli tu, ma scegli bene…) ha installato nella nostra neurologia, come la chiamava Tony Robbins, se vogliamo esercitare il nostro libero arbitrio, se ci teniamo ad essere davvero liberi.
E a nulla serve appellarsi alla cosiddetta ragione…
Quando facciamo qualcosa che fatichiamo a spiegarci, o quando ce la dobbiamo raccontare per ritrovare un certo equilibrio emotivo, lì stiamo operando una semplice razionalizzazione, non stiamo agendo in modo ragionevole.
Razionalizzazione significa inventarsi delle scuse pseudologiche – anche se credibili – per giustificare il fatto che abbiamo obbedito ciecamente a delle convinzioni profonde.
In pratica cerchiamo una scusa plausibile per sentirci coerenti, illudendoci che abbiamo agito in un certo modo perché volevamo farlo, invece di ammettere che siamo stati schiavi, una volta di più, della nostra programmazione mentale inconsapevole.
Dobbiamo diventare consapevoli delle convinzioni profonde che ci governano e smettere di razionalizzare solo per illuderci di essere coerenti.
Certo, le convinzioni sono solo interpretazioni soggettive della realtà, interpretazioni che in seguito ad una lettura emozionale della vita (una generalizzazione dei fatti, una cancellazione di dettagli, o ancora una distorsione degli eventi) abbiamo registrato più o meno in profondità nelle viscere del nostro inconscio.
Eppure hanno un valore enorme: non solo perché filtrano il mondo che vediamo, ma anche perché come veri e propri virus (positivi o negativi) trovano nella porzione di mondo filtrato continue conferme a se stesse.
In altre parole, le convinzioni innescano circoli viziosi o virtuosi, modificando negli anni sempre più la nostra percezione della realtà.
Poniamo per esempio che in seguito ad un incidente automobilistico vissuto da bambino, in cui una signora tamponò la nostra macchina guidata da mio padre, io creda che le donne non sappiano guidare bene come gli uomini (il fatto che sia vero o meno, in questa sede ci è totalmente indifferente).
Questa convinzione – alimentata magari da un momento di forte paura – si radica in profondità, per dare un senso ad un evento scioccante, e ogni volta che vedo una macchina guidata male istintivamente allungo il collo per vedere se alla guida c’è una donna.
E qui arriva la prima trappola mentale delle convinzioni: se è una donna a guidar male, la mia convinzione si rafforza, ma se invece è un uomo, dato che questo fatto contrasta la mia convinzione, io semplicemente lo ignoro… Perché non mi dà ragione. 😯
Ma andiamo avanti.
Dopo aver notato qualche centinaio di donne che guidano male (ed aver ignorato magari altrettanti uomini imbranati al volante), ad un certo punto potrei essere talmente convinto che le donne guidino male da favorire inconsciamente il tamponamento con l’auto che mi segue… Solo perché forse l’auto è guidata da una donna che mi sta antipatica!
Cosa non faremmo per confermare le nostre convinzioni profonde. 🙁
Si tratta di un esempio e di un caso limite, ma il concetto sottostante è reale.
Un fatto viene interpretato parzialmente, questa interpretazione come un vero e proprio virus cerca conferme (ignorando ciò che la sconfessa), fino ad arrivare a favorire verifiche definitive anche a costo di una sofferenza inutile.
Non a caso si dice che l’Ego sia disposto anche a morire pur di avere ragione.
Le convinzioni, soprattutto quelle profonde, sono virus autoreplicantesi che limitano sempre più la nostra visione della realtà…
E questo ci porta ad un altro problema collegato alle convinzioni: l’attaccamento.
Noi ci attacchiamo al corpo, agli oggetti, alle persone, ai ruoli, ma ci attacchiamo anche alle nostre convinzioni. Proprio in base al fenomeno appena descritto per cui la convinzione ci manipola per rinforzarsi (come un virus, appunto), più passa il tempo più ci identifichiamo con le nostre convinzioni.
Certo, finché non ne siamo consapevoli l’attaccamento è vago e indistinto, io magari “sento” che è meglio viaggiare in auto quando guida un uomo, e ho decine di motivi pseudo-razionali per volerlo… Ma anche dopo esserne diventati consapevoli, le cose non cambiano molto.
Il mio piccolo io è fatto di queste convinzioni, che sono le cellule dei miei valori, della mia identità e della mia spiritualità. Questo è la realtà dei fatti.
A meno che non facciamo un lavoro specifico sulle convinzioni, come accade a Diversamente Ricchi Live riguardo le convinzioni sul successo, sull’etica e sul denaro.
… Almeno finché non decidiamo di cambiare le cose, scovandole e riprogrammandole, prima che – in automatico – sia troppo tardi.
Le convinzioni possono essere scovate, dunque, portate in superficie e pian piano riprogrammate.
Tutti possono farlo, anche tu, a prescindere da dove sei ora.
Ma serve un impegno diretto, perché salvo casi rarissimi tutto ciò non accade mai in automatico. Almeno nel giro di una vita.
Quello che sì succede in automatico, alla fine, è che si invecchia, cioè che si diventa sempre più rigidi nell’obbedire agli ordini delle nostre sempre più “amate” convinzioni.
Io cercherei di fare qualcosa al proposito, e cercherei di farlo subito, perché non c’è peggiore schiavitù di quella autoinflitta. Ma, chiaramente, questa è solo una mia convinzione… ;-)
Alla tua libertà!
🙂
Leonardo Di Paola
Autore, Coach & Counselor
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