Viviamo in una società estremamente professionalizzata e ultraspecializzata. La maggior parte di ciò che i nostri nonni si facevano da soli, o per cui ricorrevano al massimo all’aiuto di qualche amico (vd. ebook Il Botto!), oggi viene affidato ad un professionista o ad un tecnico… Anzi: deve essere affidato ad un professionista o ad un tecnico, spesso per evitare di incappare in sanzioni – anche gravi – definite dalla legge (vd. Albi Professionali).
Per questo motivo il termine competenza ha assunto un significato e una rilevanza assolutamente inedita, se pensiamo anche allo sviluppo del concetto di deontologia professionale.
E non è detto che questo sia completamente negativo, anche se sappiamo che una cultura che alimenta il frazionamento del sapere spezza anche l’unità dell’Essere Umano e spesso una sua più ampia visione di insieme, che per esempio sarebbe tanto utile nella Medicina moderna, dove gli specialisti spesso non riescono ad andare aldilà del loro ristretto ambito anatomico.
Competenza significa sapere e soprattutto saper fare…
E finché per moda ideologica o obbligo legale saremo costretti ad appoggiarci ad altri per svolgere alcuni compiti, allora è giusto che essere competenti venga premiato (anche perché è sempre frutto di impegno e di studio!).
Tuttavia… la competenza professionale ha un rapporto stretto – direi quasi morboso – con una parola simile: la confidenza professionale, cioé la convinzione di autoefficacia, il quanto ci sentiamo bravi…
Ed è di questo rapporto che vogliamo parlare oggi.
Non ci soffermeremo sugli errori tipici che bisogna imparare a riconoscere nei professionisti cui ci affidiamo (torneremo presto su questo), né sui parametri necessari per valutare un tecnico (oggetto presto di un apposito Corso nel Weco Club). Quello che ci interessa adesso è chiarire uno dei più letali fraintendimenti tra competenza (competence in inglese) e confidenza (confidence in inglese), un peccato tanto diffuso quanto potenzialmente distruttivo…
Di che stiamo parlando?
Della tendenza che abbiamo a confondere confidenza con competenza, ritenendo che una persona sia tanto più brava quanto più appare sicura di sé: sbagliato! 🙁
Due studiosi della Cornell University David Dunning e Justin Kruger, hanno dopo diversi studi definito l’Effetto Dunning e Kruger:
le persone non sono in grado di giudicare correttamente le proprie capacità, per cui paradossalmente quelle meno abili tendono a sentirsi più sicure di sé, più decise, più ostinate di quelle più abili.
Una persona veramente esperta tende infatti a giudicarsi con maggiore severità, proprio perché sa cosa sa (e cosa ignora!)
Darwin scriveva:
L’ignoranza produce più confidenza di quanto non faccia la conoscenza.
Ma come mai? Perché la nostra mente è progettata in modo tale da far quadrare sempre il cerchio: quando i pezzi non si incastrano come vorremmo, ecco allora che ci inventiamo quello che manca, raccontandoci storie e pescando nella nostra esperienza passata per riempire i buchi.
In questo senso, quando siamo incompetenti su qualcosa tendiamo ad inventarci quello che non sappiamo (anche se questo fenomeno sembra riguardare solo noi occidentali, per gli orientali le cose sembrano funzionare al contrario) e ci sentiamo esperti (da qui nasce la tragica figura del Tuttologo)…
Mentre quando siamo competenti davvero ci sono pochi buchi da riempire, perché avendo un quadro realistico della situazione conosciamo la nostra forza e i nostri limiti.
Il grande Socrate non a caso diceva:
So… di non sapere!
Come possiamo usare questo fenomeno a nostro vantaggio?
1. Innanzitutto dubitando di chiunque… non abbia dubbi! 🙂
Una cosa è provare ad affrontare una situazione ignota, e una cosa è essere sbruffoni. Se non lavori con gli asiatici, diffida dell’eccessiva confidence. E affidati a professionisti che curino i dettagli…
2. Poi rivalutando chi ammette le proprie mancanze, soprattutto a livello conoscitivo.
Il vero professionista non ha tutte le soluzioni, ma sa meglio di altri dove trovarle… D’altro canto solo chi sente di non sapere cerca soluzioni – cosa che facilita anche l’aggiornamento professionale – mentre chi è certo di avere sempre la soluzione fatica di più ad allargare le sue conoscenze…
3. Infine accettando questa debolezza umana.
Tutti noi, chi più chi meno, cadiamo prima o poi in questa trappola: usiamo la conoscenza di questo fenomeno per valutare la professionalità di un tecnico, non per giudicare il valore di una persona.
Che la competenza sia con te!
🙂
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