Ecco la FOTO che abbiamo scelto per illustrare la strada che porta fuori dall’Area di Comfort.
Se ci segui da un po’, sai che ne parliamo spesso nei nostri Audio-Corsi…
“Talvolta restare in quest’Area di Comfort si rivela a lungo termine un boomerang (…)”
Come leggerai, questo è solo una piccolissima anticipazione…
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Elisa says
Colpita e affondata ….
oggi mi ci sento dentro a piedi pari … è ora di fare qualcosa
=)
sonia says
La prima volta, avevo poco più di 18 anni. volevo tantissimo diventare hostess di bordo. ma quando è arrivato il momento di spedire i documenti, non ce l’ho fatta. ho avuto paura di “abbandonare” la mia famiglia (mia mamma in particolare) per andare a vivere a Roma ….. era tantissimo tempo fa, altri tempi.
la seconda decisione “importante” non presa, è stata all’inizio del 2000. volevamo trasferirci dall’altra parte del mondo 🙂 ma alla fine non lo abbiamo fatto. ogni tanto ci ripenso ma poi mi dico che forse doveva andare così. per il resto, nulla o quasi, mi ferma, credo anche per carattere (sono Ariete) …. oggi magari ci penso un po’ di più e con gli anni che passano sono meno inpulsiva 🙂
bella la foto …. ci sono stata (ho dormito nell’hote all’interno delle torri gemelle ….) ma è stato bello tornare a casa. scoprire e visitare nuovi posti sempre pronta, ma poi torno sempre volentierissimo a casa.
un abbraccio
Lara says
Su questa lezione dovrei rimanere tanto tempo…
Ho creato la mia zona di comfort ormai da anni e mi rendo conto che tutto il resto all’esterno, mi costa una gran fatica, una specie di violenza su me stessa.
E non è detto che mi riesca.
Grazie e buona giornata a tutti:)
Antonella says
La foto bellissima e anche il suggerimento della lezione.
Per quanto mi riguarda a me piacerebbe tanto uscire e concordo sul boomerang, evolvere come dite voi, ma la soluzione al momento non l’ho ancora trovata … un dritta???
Antonella
Stefania 58 says
Sì, finalmente ci sono riuscita. Ho impiegato 30 anni a decidere di uscire da quella zona di Comfort, che poi comfort non lo era per niente. Mi bloccava la paura del futuro ma alla fine la voglia di recuperare la mia dignità ha vinto su tutti i dubbi e ho trovato il coraggio di chiudere un matrimonio che non aveva più un senso. Ti accorgi all’improvviso che tu sei cresciuta e cambiata e l’altro è rimasto li. E adesso sono fiera di me stessa. Un abbraccio a tutti/e voi
anna says
Che foto suggestiva: bei colori!
L’area di comfort riguarda soprattutto i formatori, i coaching oppure tutti per far esprimere al massimo il nostro potenziale e i nostri “doni”?. Probabilmente è la paura che ci “frega”, ci blocca oppure l’anima sa quando è pronta, ha tempi “lenti”:il problema è la parte razionale. Comunque credo che una persona sceglie di scegliere oppure sceglie di non scegliere in una situazione: in entrambi i casi si sceglie sempre!.
Un saluto,
Anna
Gianpietro says
ciao a tutti!Mi viene in mente la scena del film Matrix quando il protagonista (Neo) voleva scendere dalla macchina invece di affrontare il vero cambiamento e Trinity gli disse:”quello che c’è fuori là già lo conosci,fidati di me!è come quella strada…sai già dove porta,ed io so che non è quello ciò che vuoi!” Non sapendo chi siamo ed il nostro potenziale ovviamente temiamo il cambiamento e penso il ricercare il comfort sia un effetto collaterale!Meglio far ciò che fanno tutti…sapendo così dove và a finire quella strada…che è sempre e comunque la loro(e magari spesso sono mossi alla ricerca della loro zona di comfort!)é come giocare a TWISTER in cui in posizione precaria si cerca di star al passo con tutti e non importa se sono sospeso sulla gamba destra e mano sinistra portando sopra la schiena il mio amico oppure a mia volta essere di intralcio a quello dietro….basta stare tutti vicini vicini!!Là vedo un po’ così,io ho visto dove sono arrivato,ora è arrivato il momento di CAMBIARE!!Buon appetito a domani!!:-D
salvatore capalbo says
Ciao a tutti,dalla maggiore età in poi ho sempre fatto quello che ritenevo utile per me e per la mia famiglia.Una scelta sofferta ma molto ponderata è stata quella di ritornare in Calabria dopo 20 anni a Torino.Questo trasferimento ha limitato molto le cose che volevo fare ma posso affermare che non è dovuto alla pigrizia o alla paura.Invece,proprio il mio ritorno a casa ha fatto nascere in me un sogno e piano piano si stava realizzando.Non avendo disponibile la somma necessaria ho deciso di vendere casa,oltre a dover chiedere un mutuo molto alto,che avevo già concordato (in quel periodo era facile ottenerlo).Quando l’agenzia immobiliare mi ha portato il cliente che aveva accettato la nostra richiesta non ho firmato…sono stato assalito da dubbi e soprattutto dalla paura… e se non sarei riuscito,quale diritto avevo io di bruciare i sacrifici di una vita,non solo della mia,allora ho bruciato forse,il MIO SOGNO.
Con molta riconoscenza e GRAZIE a tutti.salvatorecz
Cate says
Un pezzo del mio “comfort” è sicuramente il divano. Lo so, lo so, non ridete, non è una battuta. Dico questo perchè molte volte, soprattutto la sera, il divano è la mia calamita e invece di fare quello che vorrei/dovrei fare…. mi accocolo tra i suoi cuscini e non riesco più a schiodarmi. Prima o poi riuscirò a combattere il mio nemico…magari lo venderò 🙂
Buona giornata
Cate
miranda says
Cazzarola che bella foto!!!
Si può dire cazzarola vero?
Comfort = statico
Scomfort= movimento?
Può essere sicuramente lo è se parliamo di crescita, ovviamente è così ma se parliamo di comfort pantofole calde e comode in piedi stanchi e gelati, x es.?
Comfort Sì statico anche se con le pantofole posso continuare a camminare x casa, comfort-amente!- ma tanto bello e liberatorio!
Confort-ante
Michele says
L’area di confort, per chi non lo sapesse, è quella in cui nella nostra vita ci rifugiamo per sentirci più protetti, è la zona che ci ammanta e ci nasconde agli occhi del mondo, evitando di rimanere da soli ed esposti all’inquietante possibilità di un fallimento esistenziale.
Nessuno vuole accettare a cuor leggero questa possibilità, che talvolta significa brutale e repentina cancellazione di quanto si è costruito fino ad allora. Ma riflettendoci su, questa si rivela, a ben pensare, un’azione assolutamente irrazionale che può andare contro l’edificazione del reale benessere e la costituzione di una vita piena e partecipatamente godibile. Preferiamo, rinunciando al miglioramento di noi stessi in un reale progresso personale, rimanere ancorati a quel poco che stringiamo tra le mani.
Bella a questo proposito, e invito tutti gli amici di Ifeelgood a leggerla, la novella de “La Vaca” del Dr. Camilo Cruz, scaricabile da internet anche in formato ppt. E’ rivolta a tutti coloro che pensano, erroneamente, che “è meglio l’uovo oggi che la gallina domani”, che “chi cambia la vecchia per la nuova male si trova”, che “meglio il cattivo conosciuto che il buono a conoscere”, e così via, tutti proverbi inneggianti al mantenersi fermi nella nostra zona di confort.
Una buona giornata a tutti.
PS: che decisione ho preso io per venire fuori dalle mie zone di confort? Anch’io sono umano! Ci sto pensando, anzi ci penso ad ogni bivio della mia vita!
Nell”immagine legata a questa mini-lezione vedo sullo sfondo una città che ci invita a rimanere in essa protetti dalle comodità che essa offre, mentre un ponte ci viene incontro per portarci al di fuori di essa verso una zona buia tutta da scoprire e da esplorare: chissà che non ci troviamo un tesoro!
Lamberto says
a dire la verità sto già facendo molto per uscire da questo falso comfort
Leonardo + Viviana says
Carissimi, stiamo rispondendo solo adesso perché fino a ieri siamo stati all’Ecovillaggio di Wangeland a piantare alberi insieme ai Magnifici Wekiani… Un’esperienza mitica e meravigliosa! 😀
@ Elisa: dai… lanciati! Si tratta solo di contrastare la forza di inerzia iniziando a migliorare qualcosa… poi il resto segue! 😀
@ Sonia, Lamberto e Stefania: grazie della condivisione e complimenti per i vostri risultati! 😀
@ Lara: non è mai detto che si riesca… però è detto che puoi sempre provarci! 😉
@ Antonella: ci sono diversi modi, quello più efficace è entrare in un gruppo di persone che come te stanno cercando di andare avanti… anche online, come il nostro Weco Club! (l’abbiamo creato apposta…) 😀
@ Anna: l’area di comfort riguarda ogni essere umano, assolutamente! Vero che anche non scegliere significa scegliere, brava! 🙂
@ Gianpietro: grazie per il tuo entusiasmo e per la citazione del grande “Matrix”… 😀
@ Salvatore: i sogni sono ignifughi… cambiano forma e sostanza, ma non muoiono mai finché li alimentiamo con un pizzico di fede… grazie come sempre per aver condiviso un pezzetto del tuo mondo… ci Wekiamo presto! 😀
@ Cate: il divano non è il nemico, come non lo è la zona di comfort… forse è più un amico che per eccesso di premura ci soffoca, e da cui ad un certo punto è necessario allontanarci un po’… che ne dici? 😉
@ Miranda: si può dire, si può dire! Talvolta il comfort può anche essere per qualcuno correre dalla mattina alla sera, anche se per la maggior parte di noi è lasciarsi andare all’inattività… per i drogati del fare, della performance ecco allora che riposarsi e godersi momenti di nulla assoluto può significare uscire dallo S-comfort, cioè dal finto comfort che ci allontana dalla nostra evoluzione ottimale… grazie comunque per i tuoi giochi terminologici! 😀
@ Michele: grazie mille per il tuo chiarimento (sei preciso come sempre!) e per l’indicazione bibliografica… 😀
rossella says
La foto ha dato anche a me la sensazione di una strada che dalla città, piena straripante di confort, ci invita ad altri lidi, e le fronde degli alberi che si intravedono alla fine (…o all’inizio…a seconda della “scelta”…) mi fanno pensare ad un arrivo ad un luogo ben diverso da una metropoli.
Per quanto mi riguarda, dal punto di vista abitativo, ho già da tempo abbandonato il centro, che era diventato, sia pure con i suoi confort, il mio “sconfort”. Oggi non riuscirei a vivere in una metropoli, ed avere la possibilità di avere un giardinetto in cui uscire prima di andare a dormire per salutare le stelle e le mie piantine, e dietro casa un pezzetto di terra in cui coltivare, a qualcuno pare ancora poco confortevole, ma per me ha un valore inestimabile!
So anche che l’aria di confort nella quale ci rifugiamo spesso è quella interiore: sono d’accordo con chi diceva per paura: paura del non conosciuto, dell’isolamento. Ed è vero, è una questione di scelta: tra i “rischi” che corriamo quando ci muoviamo, e il “conforto” che riceviamo quando scegliamo di “rimanere” fermi… Conforto e confort: a cosa offre conforto, quale parte di noi ci illudiamo che sta “confortando” il confort? Sicuramente ad una parte che in silenzio, ma inesorabilmente, sta soffrendo!
Anche il mio divano è stato il soffice, comodo giaciglio della mia inerzia, la culla delle mie paure, il rifugio che mi dava l’illusione di “riposare” al riparo dalle intemperie della vita. Poi quella vocina che continuava a piangere un giorno ha fatto un singhiozzo che non mi è stato più possibile ignorare. Ed allora lo stesso divano è diventato il luogo su cui ho cominciato a meditare, e sul quale mi siedo quando, per esempio, scrivo queste parole… Non c’è stato bisogno di buttarlo via, né è stato necessario cambiarlo: semplicemente è cambiata la persona che ci si siede,o ci si sdraia;-) . Ma solo perché ho “scelto”, e consapevolmente, di “utilizzarlo” diversamente. Qualunque scelta facciamo, che sia realmente consapevole, merita rispetto e comprensione, innanzi tutto da noi stessi. Ma quante volte possiamo dire davvero di sapere Chi Realmente Siamo, e quindi cosa Realmente Scegliamo?
Una serena notte a tutti. A domani 🙂
Ops, chiedo venia: mi sono accorta di aver scritto nel mio commento “confort” anziché “comfort”. Sorry:-)
La decisione non ancora presa per pigrizia è fare in modo di essere pigro.
sono proprio tante..sono un’abitudinaria nata..