Il Wellness Coaching, per come lo interpretiamo noi, comprende al suo interno una vasta serie di attività che possiamo definire in base alla funzione, al destinatario e al contenuto.
1. FUNZIONE
In base alla funzione, come abbiamo visto, il Wellness Coach può indossare sia il cappello del Coach, dell’allenatore vero e proprio, sia quello del Trainer o del Consulente.
2. CONTENUTO
In base al contenuto, rientra nel Wellness Coaching ogni attività mirata ad amplificare il senso di benessere percepito dal nostro Coachee.
Il Wellness, in questo caso, è
L’espressione responsabile dell’amore per noi stessi (corpo, mente e spirito) attraverso uno stile di vita che privilegi la prevenzione senza rinunciare al godimento del momento presente
3. DESTINATARIO
In base al destinatario, un Wellness Coach può dedicarsi a supportare/formare una parte di se stesso, un altro individuo oppure un gruppo di individui.
Ma quello che contraddistingue in modo peculiare l’ottica del Coach rispetto ad altri profili professionali, che magari possono avere stessa funzione, destinatario e contenuto, è la certezza della possibilità.
Un vero Coach sa, crede fortemente fino in fondo che chiunque può modificare il suo stato, se lo vuole, in qualsiasi condizioni o età si trovi, per realizzare qualsiasi tipo di obiettivo, materiale o spirituale che sia (ammesso
che ci sia differenza!)
Il Coach è un agente consapevole del cambiamento.
Quale cambiamento?
Ogni trasformazione che si possa definire evolutiva dal punto di vista del soggetto che la vive e che ne è responsabile. Ogni cambiamento che in un modo o nell’altro ci possa portare ad essere più liberi, felici ed appagati. Concettualmente, ricordiamoci sempre che laddove c’è un cambiamento, lì ci sarà un’interazione… Fisica, chimica, relazioni umane…
Senza interazione non è possibile presupporre il cambiamento. (…)
Nella vita questo qualcosa che ci cambia è sempre un sistema dinamico di informazioni.
Ne abbiamo identificate di 3 tipi: tipicamente possono essere altri individui, ma possono essere testi o anche singole parti di noi stessi (tanto per usare una diffusa e funzionale definizione metaforica).
Nel primo caso rientrano i consigli degli amici, le frasi sentite occasionalmente da qualcuno, i corsi di formazione e – chiaramente! – tutte le attività di assistenza alla persona che si basano sulla comunicazione, come il nostro beneamato Wellness Coaching.
Nel secondo caso rientrano invece tutti i messaggi che l’essere umano ha in qualche modo fissato su un testo: letteratura, filosofia, musica, arte visiva, cinema, foto, design… sono tutti testi che veicolano informazioni in grado – talvolta – di cambiare anche drasticamente la nostra esistenza.
Nel terzo caso infine rientrano tutti i tentativi di Self-Coaching, di attività cioè in cui una “parte” di noi porta al cambiamento un’altra parte di noi.
Come dice Bolstad,
“l’idea delle parti ha la sua origine psicoterapeutica nel modello dinamico della psicoanalisi. In esso, le principali parti della psiche considerate sono “id” (che Freud afferma essere basato su “passioni incontrollate”), “ego” (area basata su “ragione e circospezione”) e “superego” (che difende e mantiene le “norme comportamentali” morali
richieste dalla società”.
La Pnl ha recuperato il concetto di “parte” inquadrandola come
“una rete neurale capace di mettere in atto strategie in modo autonomo rispetto al resto del cervello”.
Quando ci autoboicottiamo, o viviamo situazioni che creano conflitti tra 2 o più parti di noi stessi, questa situazione può essere sciolta integrando le diverse parti tra loro, dunque permettendo a noi stessi di trovare un nuovo equilibrio. (…)
[Estratto da “La Logica delle Strategie Rappresentazionali“, Ebook n.5 del Corso da Wellness Coach Professionista del Weco Club, il Wellness Coaching Club di I Feel Good – www.wecoclub.it]
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