Talvolta, per avvicinare una donna all’insegnamento sulla natura Vita/Morte/Vita, il dare e l’avere della natura selvaggia, la invito a curare un giardino, che sia un giardino psichico o uno con fango, sporcizia, verde, e tutto ciò che circonda e aiuta e assale.
Diciamo che rappresenta la psiche selvaggia.
Il giardino è un collegamento concreto con la vita e con la morte. Si potrebbe dire che addirittura esiste una religione del giardino, poiché insegna profonde lezioni psicologiche e spirituali.
Tutto ciò che può accadere a un giardino può accadere all’anima e alla psiche: troppa acqua, troppo poca, infestamenti, caldo, tempesta, inondazione, invasione, miracoli, morte, rinascita, grazia, fioritura, guarigione, bellezza.
Mentre curano il giardino, le donne tengono un diario, su cui registrano i segni di vita e di morte.
Nel giardino ci esercitiamo a lasciare vivere e morire pensieri, idee, preferenze, desideri, e perfino amori.
Piantiamo, strappiamo, seppelliamo. Dissecchiamo i semi, li seminiamo, li annaffiamo, li sosteniamo, li raccogliamo.
Il giardino è un esercizio di meditazione, per capire quando è tempo per qualcosa di morire. In giardino si vede arrivare il tempo del godimento e della morte. In giardino ci si muove con e non contro le ispirazioni, e le ispirazioni della più grande Natura Selvaggia.
Mediante questa meditazione, riconosciamo che il ciclo Vita/Morte/Vita è naturale.
La natura che dà la vita e la natura che ha a che fare con la morte, aspettano di essere comprese e amate.
In questo processo diventiamo come il selvaggio ciclico.
Abbiamo la capacità di infondere energia e di rafforzare la vita, e di non interferire con quel che muore.
Splendida e ricchissima questa citazione di Clarissa Pinkola Estés presa dal memorabile libro-culto Donne che corrono coi lupi.
Talmente ricca che se ne potrebbe parlare per ore…
Il rapporto tra la vita e la morte, il forsennato bisogno di controllo, l’attaccamento, la non accettazione dei ritmi naturali, il giudizio, il modello tecnologico lineare che ha scalzato arbitrariamente quello ciclico naturale.
Occupandoci di formazione, con l’Associazione Culturale I Feel Good, amiamo unire gli opposti, miscelare gli ambiti, passare dal sacro al profano, unire attività pratiche e teoriche e lavorare sia con la penna che con la zappa… 😯
Amo curare il giardino, da sempre, e quando ho letto questo brano ho fatto un salto sulla sedia.
Ho sempre grande difficoltà ad accettare il ricambio, il compostaggio, la rigenerazione. Anche se mentalmente sono cose che conosco bene, le insegno, le pratico (e ho una grande ammirazione per i lombrichi… 😉 )
Però, fatto sta, che non amo sfoltire, potare, rinnovare, persino raccogliere…
Non per niente ho casa piena di piante, perché da ogni radice scoperta, da ogni frammento di ramo, da ogni singolo seme… quando posso, faccio nascere una nuova pianta. 😀
Finora ho sempre pensato che fosse un’attitudine molto buona, in linea con gli insegnamenti di Madre Natura (e anche molto apprezzata da amici e familiari che ricevono in regalo piante di ogni tipo), ma…
Negli ultimi tempi all’EcoVillaggio di Wangeland – in un terreno ben più vasto sia a livello materiale che psichico – ho dovuto fare i conti con la realtà: ho imparato a potare drasticamente per salvare piante sofferenti per l’aridità, a pacciamare orti ancora verdi per proteggerli dal gelo, a selezionare le varietà meno autosufficienti…
E finalmente ho capito che i miei tentativi forsennati a tenere in vita sempre tutto derivano dalla non accettazione totale della morte, o meglio, del ciclo Vita/Morte/Vita (così è più facile da far passare) come racconta magistralmente Clarissa Pinkola Estés …
Mettere le mani nella terra e connetterci con la Grande Madre ci dà sempre grandi lezioni. Come canta il grande De André, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”
Esercitiamoci nel giardino reale e psichico, per far crescere consapevolmente la nostra Anima Selvaggia!
Pace & Amore
🙂
Viviana Taccione
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Asaman Luigi says
Cara Viviana, mi hai fatto fare un sobbalzo.
Quanto ho amato (ed amerei) correre con le donne che corrono con i lupi!
E cantare e danzare insieme sulle ossa, e ululare alla luna.
Spinto da un’improvviso istinto sono andato a recuperare quel libro dimenticato da anni in un angolo.
Aprendolo, fra le prime pagine ho trovato prima una piuma lunga e affusolata verde/giallina e dopo una più tozza bianco/grigia con strie orizzontali marroncine.
Mi domando da dove arrivino e chi le abbia messe li e perché.
Proprio non lo so.
E invece lo so, lo so, lo so.
Mi sento un po’ commosso.
VIVIANA TACCIONE says
Ahi Luigi, ci si deve proprio conoscere, allora! 🙂
Noi abbiamo ballato sulle ossa (virtuali) a Wangeland quando abbiamo fatto il corso “Amanti Divini” con Selene Calloni Williams…
Questo libro comunque è incredibile, ogni volta che lo si apre offre spunti nuovi.
Ne riparleremo presto.
Un abbraccio e… Ci Wekiamo!!!
🙂