Chirurgia plastica, una parola che sta diventando tristemente trendy.
L’ho letto proprio ieri, una pubblicità sul volantino di un centro di analisi cliniche vicino casa, e non ci volevo credere!
Un pacchetto speciale per le donne: tutte le varie analisi di routine, visita endocrinologica, cardiologica, ginecologica (sorvoliamo sulla ridondanza delle analisi radiologiche imposte alle donne dall’Industria del cancro, grazie a un’astuta politica del terrore ) con in più… un bel consulto con un chirurgo plastico.
Così, semplicemente.
Mi faccio le analisi di routine, parliamo di prevenzione e – con l’occasione – incontro un chirurgo plastico.
Non si sa mai.
Magari ci scappa rifarsi il seno, togliersi le rughe, raddrizzare il naso, riempire le labbra, un po’ di botox di qua, un po’ di stucco di là…
Ma scherziamo?
Che cosa c’entrano le analisi del sangue con il ritoccarsi?
Da una parte c’è la prevenzione, la salute (tralasciando le riserve del caso), dall’altra – a voler esser gentili – l’estetica.
Come comprare gli smalti in farmacia.
Ah, pardon, che scema! Gli smalti in farmacia già si vendono.
Però magari saranno senza parabeni, formaldeide, ftalati, toluene, xilene o canfora? Maddeché? Perché mai? Giusto un pizzico di sicurezza in più di quelli made in china, ma sono sempre velenosi. Sono smalti. Vernici tossiche che soffocano le unghie vendute come protettive sotto l’egida di una croce di Ippocrate al neon.
A proposito dell’insegna della farmacia: perché nessuno si preoccupa di quel serpentello tentatore che talvolta la abita? (Non sarà un caso che la Verga di Esculapio, con il serpente attorcigliato, venga spesso confuso con il Caduceo, il simbolo di Mercurio, il bastone con i due serpenti incrociati. Una Dio delle arti mediche confuso con un Dio del commercio. Curioso, no? 😉 )
Ma non divaghiamo…
Ormai siamo così manipolati dalla civiltà dell’immagini, da questo mondo frivolo di apparenza che sfila in vetrina sui Social Media, di Selfie onnipresenti, privacy zero, necessità di performance continua, che la chirurgia estetica a breve si venderà anche al supermercato!
Fai 100 Euro di spesa nel Discount e vinci un ritocchino alla ruga.
Tanto che cambia?
Siamo in piena fase orale, attratti da tutto quello che si può trangugiare, possedere, collezionare, e dato che siamo immersi in un mondo di sostanze sintetiche e inorganiche (anche il cibo è contaminato da microplastiche) che differenza vuoi che faccia un po’ di schifezza in più infiltrata sottopelle? 🙁
Dopo aver comprato tutto il comprabile, dopo aver case piene zeppe di oggetti inutili che non ci rendono né più felici, né più ricchi, ecco l’ultima frontiera del PIL: la chirurgia plastica.
Trasformiamoci in oggetti da manipolare a piacimento.
Vittime di noi stessi, del mercato e della moda.
Accaniamoci sui nostri poveri involucri, sottoponiamoci a dolorose torture per somigliare ai modelli photoshoppati delle pubblicità, che appunto, essendo manipolati e contraffatti graficamente NON sono facilmente raggiungibili.
Non con un solo intervento, almeno.
Eppure Michael Jackson – una plastica dopo l’altra – ci ha mostrato che cosa significhi diventare vittime della Dismorfofobia…
La Dismorfofobia è una distorsione percettiva del proprio aspetto esteriore che costringe a sottoporsi compulsivamente a ritocchini sempre più pesanti…
Una volta che si inizia su questa strada, che non riguarda solo le donne (gli uomini le stanno raggiungendo con 3,2 miliardi di Euro l’anno spesi in estetica – cerette, trucco permanente e botulino in primis – solo in Italia) spesso non si riesce a smettere.
Alla fine si diventa un’altra persona.
Come Renée Zellweger, nota interprete de Il Diario di Bridget Jones, che oggi è irriconoscibile. Non so cosa ne pensi tu, ma secondo me ha perso la sua grinta, la sua simpatia, quei peculiari tratti lapponi che la contraddistinguevano da un mare di bionde anonime.
E alla fine la Dismorfofobia rischia di trasformarti in una maschera grottesca di silicone, gonfia, liscia e senza espressione, con gli occhi a mandorla, la labbra a canotto, un volto senza più carattere, senza più storia.
E ce ne sono tanti di personaggi famosi ridotti tristemente così. Con quello sguardo obliquo e le fronti inespressive.
Per fortuna poi ci sono artisti che danno il buon esempio prendendo posizione contro la chirurgia plastica, come Heather Parisi con il suo magistrale, intenso e coraggioso monologo “La mia faccia“, che ti consiglio di guardare (3 minuti).
Ma la cosa più grave è che gli adolescenti considerano ormai la chirurgia plastica un regalo papabile, al pari del motorino o lo Smartphone…
E i genitori, i quali magari non disdegnano di potersi vantare dei loro figli che – abilmente truccati e esibiti in rete – non sfigurano accanto a modelli, veline, pop stars… sembra che agevolino questa follia.
Compi gli anni? Bene, puoi rifarti il naso!
Vieni promossa? Perfetto, come premio, una bella mastoplastica al seno!
La cosa triste è che quasi il 20% dei ragazzi che hanno 13-18 anni aspirano a ritoccarsi chirurgicamente.
Una percentuale altissima.
Una aberrazione quasi comprensibile: abituati a immagini riflesse, a spingere bottoni e cambiare all’istante quello che vediamo, non ci si rende neanche più conto di cosa significhi manipolare un corpo umano fatto di carne e sangue.
Ma in che caspita di mondo stiamo vivendo? 😯
Salvo in caso di problemi veri (peraltro anche le orecchie a sventola di Dumbo hanno dimostrato di poter diventare una risorsa! 😉 ), credo che sia atroce che un genitore incoraggi il figlio a sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica.
E per 4 motivi:
1. il genitore che approva la chirurgia plastica trasforma il figlio in un oggetto, da rendere sempre più “bello”, da esibire…
Così toglie potere all’essere umano, ai sentimenti, all’intelligenza, all’Anima, al Qui & Ora, per dare potere all’essere di celluloide, in posa, finto, truccato, photoshoppato, ritoccato, fotografato e inoltrato sulle bacheche virtuali.
Un mondo dell’apparenza crudele che esige il suo obolo per eternizzarti in un’immagine statica… (Ma guarda quanto sono figo! Ma si è fighi per quello che si appare o per quello che si fa?)
E, ancora peggio…
2. il genitore che approva la chirurgia plastica comunica al figlio una delle cose peggiori: “così come sei, tu non mi piaci“.
E questo viene meno anche al famoso – ma tranquillizzante – detto partnopeo “Ogne scarrafone è bell’ a mamma soja. Ogni scarafaggio è bello per la propria madre.” 😀
E se io – figlia – non ti piaccio, vuol dire che tu genitore mi hai fatto male.
Che non sei stato “capace”…
E quindi anche tu sei tirato in causa in questa follia autolesionistica, in questa orgia di disistima e disagio esistenziale.
Genitori che si sentono incapaci di sfornare figli fotocopie di Brad Pitt e Angelina Jolie, e che riversano le loro frustrazioni sui figli istigandoli a rifarsi il naso, riempire le labbra, succhiare via il grasso (che poi forse per quello basterebbe un buon corso di nutrizione… 😉 )…
3. il genitore che approva la chirurgia plastica subordina l’apprezzamento all’effimero.
Il messaggio diseducativo che arriva è: non importa quello che c’è dentro, importa solo quello che vedono gli altri.
Ti apprezzo non per i tuoi voti a scuola (per quanto anche su quello si potrebbe discutere), non per la tua bontà d’animo e spessore morale, per la tua creatività, per la tua gentilezza, per la tua voglia di imparare e migliorare il mondo…
Ti apprezzo se sei bellino a un’occhiata superficiale (tanto in questo mondo ipercinetico di rapporti usa e getta, i Dorian Gray vanno alla grande!) e posso essere fiero di averti fatto.
La creazione, nell’era di Photoshop e della chirurgia Plastica, non è più appannaggio di Dio (o chi per lui), ma anche di noi esseri umani.
Ti plasmo come io penso che dovresti essere. Che sublime atto di egocentrismo!
E c’è di più…
4. il genitore che approva la chirurgia plastica, caldeggia l’omologazione dei figli.
La paura del diverso è quella che impedisce una sana educazione, è quella che ci fa accontentare di una TV scadente, una scuola scadente, un internet scadente.
La paura di avere dei figli “emarginati” da una cultura omologante che tira al ribasso e che non è cultura (e neanche s-cultura, non se la merita proprio ‘sta parola! 🙁 ), svilisce l’originalità e rende i figli pallide ombre della magnificenza che avrebbero potuto incarnare.
Persone che non alzano mai la testa, pile del Matrix attratte dagli Status Symbol, destinate a rincorrere un lavoro banale, nate per ingurgitare e produrre schifezze in un mondo sempre più ingiusto e alienato dalla Natura.
Ma noi dobbiamo essere “perfetti” secondo dei canoni estetici transeunte, dobbiamo essere come tutti gli altri, ignara greggia fotocopiata?
O piuttosto dobbiamo perfezionare sempre di più il nostro carattere, la nostra capacità di amare, di imparare, di ragionare, la nostra Anima?
Unici e per questo perfetti. 8)
E quando si cerca l’omologazione per non sentirsi diversi dal branco, si fa un grave errore: si elimina il difetto che dà carattere, che fa la differenza, che permetterebbe di spiccare coraggiosamente elevandosi dalla massa degli identici…
Così fan tutti.
Meglio essere come Barbie. 🙁
Riflettersi in milioni di altre Barbie, in un ipnotico gioco di specchi senza fine.
Come Valeria Lukyanova, la modella ucraina di 22 anni che ha speso, si dice, oltre 1 milione di Euro per assomigliare a Barbie…
Si è completamente rifatta seno, sedere, naso e bocca. Si è fatta anche la liposuzione al ventre (a parte che sembra anoressica, il giro vita fa paura!) e – quello è il minimo – usa lenti a contatto blu (gli occhi ancora non si possono cambiare facilmente!) e extensions sui capelli tinti biondo platino.
E dopo tutto quello che ha imposto al suo involucro, completamente snaturato, si picca anche perché la gente non ascolta quello che di profondo e spirituale ha da dire. Ma che strano!
Ma poi davvero Barbie è un Sex Symbol?
La stessa Barbie che abita in case di plastica, ha un fidanzato di plastica, un cavallo di plastica con lunghi capelli sintetici da pettinare? 😯
La stessa Barbie che ha aperto la strada a una sequela di bambole simili, sempre più tettute, con tratti da donne adulte, truccatissime, decisamente volgari e strizzate in abitini sintetici ai limiti dell’indecenza?
Ringrazio mia mamma che non mi ha mai incoraggiato a giocare con le Barbie e i loro plasticosi accessori, piuttosto convinse mio nonno a regalarmi una casa delle bambole in legno – uno dei primi modelli della Lunby arrivati in Italia – e con i miei genitori abbiamo costruito insieme i mobili con il legno di balsa. (Sarà venuta da lì la mia passione per il Downshifting e la Bioedilizia? 😉 )
Quanta responsabilità hanno i genitori.
Quanto un singolo gioco può fare la differenza!
E quando – novella Cassandra – mi schiero contro Smartphone, Social Media e diavolerie elettroniche che togliendo potere alla parola, al contenuto, si focalizzano solo sulle immagini…
(Hai già letto “Scomunicazione Cellulare” e il “Manifesto dello Slow Web“?)…
Quando sostengo che questi NON sono prodotti neutri – niente affatto! – anzi sono molto pericolosi, e stanno corrompendo soprattutto i più giovani (ma non solo)…
Forse non ho tutti i torti.
Infatti la Chirurgia plastica si sta affermando anche tra i piccolissimi con le connivenza della tecnologia Mobile…
Esistono App per bimbi nate per “giocare” con la Chirurgia estetica tramite lo Smartphone (come Chirurgia plastica superstar, oltre 100.000 download in italiano su Google Play sezione kids). 😯
Un fenomeno preoccupante, non per niente denunciato dal britannico Nuffield Council on Bioethics perché bombarda i bambini con modelli di bellezza irrealistici e discriminatori.
Perché ricordiamocelo, se non sei così… TU NON MI PIACI! 🙁
Un messaggio terribile che si trasmette dai genitori ai figli alla velocità della luce. E dai bambini agli altri bambini, e dagli adulti agli altri adulti. Creando una società crudele, giudicante, razzista, incapace di vedere al di là dell’attuale modello di prestanza e bellezza fisica.
E’ così che si creano futuri clienti (e futuri fobici che ricorreranno al Chirurgo Plastico per tentare inutilmente di essere felici!)
Pazzesco! 😯
Ah! Quanta differenza dal nostro innocuo vintage Allegro Chirurgo, che tutt’al più avrà convinto qualche bimbo a diventare, da grande, un Dottore! 😉
Ma anche qui voglio segnalare invece una voce fuori dal coro, si tratta di una mamma Australiana, Sonia Singh, che ha iniziato a riciclare le bambole.
Gira per i mercatini dell’usato e sceglie bambole volgari, con fattezze da superstar e le strucca, le ridipinge, le veste con abitini infantili, trasformandole in bambine sorridenti.
Bambine con cui si sente tranquilla di far giocare sua figlia… Il video è emozionante, guardalo! 🙂
Di tutto questo abbiamo parlato a lungo nel Forum del nostro Weco Club, soprattutto in un vasto topic di Crescita Personale che si chiama “Amarsi per poter Amare. Bellezze Photoshoppate“.
E sono contenta che – è proprio vero che il caso non esiste – proprio in questi giorni stiamo apportando un ulteriore granito de arena, come si dice in Spagna, un altro contributo per migliorare la situazione.
Leonardo di Paola ed io siamo infatti in fase di terminazione di un nuovo programma per imparare ad amarsi, che si chiamerà I LOVE ME.
Un corso per smettere di dipendere dall’apprezzamento effimero degli altri e ritrovare la propria autostima e fiducia in se stessi, per andare al di là delle dinamiche di falso amore tipiche delle relazioni vittima/carnefice, per investigare a fondo la reale natura di che cosa sia l’Amore vero (e non solo…) 🙂
Puoi partecipare iscrivendoti qui: www.ifeelgood.it/forum.
Ma torniamo a noi, grazie per avermi letto finora, e arriviamo a una conclusione….
Questo ossessivo guardarsi allo specchio ci fa dimenticare che siamo su questo pianeta per un motivo.
Siamo qui per imparare, cambiare, crescere, evolvere.
Se restiamo sempre uguali a noi stessi, cristallizzati nei nostri 25 anni, vuol dire che è stato tutto inutile.
Se ci trasformiamo per essere uguali ad altri, nei loro 25 anni, quello poi è doppiamente inutile.
Perché siamo qui con una missione, siamo qui con una storia, direi anzi “un Karma da risolvere“.
Abbiamo un compito animico che non porteremo certo a termine contraffacendo il nostro involucro con la chirurgia plastica.
Il tempo che abbiamo da vivere è quello che è: nasciamo, viviamo e moriamo, tutti. E questo scorrere del tempo porta i suoi segni sul nostro viso, sul nostro corpo, sui nostri capelli…
Possiamo impiegare il tempo a vivere una vita degna di essere vissuta e ricordata, o possiamo sprecarlo per mascherarci per assomigliare a qualcuno di diverso da noi.
La realtà è solo una…
Tutto questa attenzione all’immagine, questo pieno barocco, non fa che celare la nostra paura dello svanire.
Ma noi tutti svaniremo irrimediabilmente, se non ci risvegliamo e se non faremo qualcosa (di valore) da lasciare ai posteri.
Siamo nati biodegradabili e compostabili, non ci possiamo fare nulla.
Però possiamo vivere una vita più autentica, tentando di lasciare una traccia ben più solenne di qualche protesi plastica.
Pace & Amore
(anche verso le nostre perfette imperfezioni!)
🙂
Viviana Taccione
Autrice, Trainer e Downshifter
(Orgogliosa delle sue rughe di espressione e delle sue prime autentiche méchès bianche)
Ti piacerebbe anche...
Clicca qui per scaricare gli Omaggi I FEEL GOOD!
Clicca qui per dare un'occhiata a Ebook e Corsi I FEEL GOOD!
Clicca qui per la nostra Affiliazione solidale 100% Win Win!
Dr Leo says
Premetto che faccio il chirurgo estetico.
E (incredibile dictu) concordo per buona parte con quanto scritto da Viviana
vorrei solo fare qualche appunto per evitare una demonizzazione che come tutte le generalizzazioni risulta restrittiva. Innanzi tutto nel video Heather era truccata ed aveva i denti sbiancati. Diciamo che spesso delle persone si fanno portavoce di valori, idee assolutamente in linea con valori condivisibili …ma… a volte fintanto che fa comodo… Certo ognuno di noi vede le cose in modo diverso e, se per uno ,truccarsi è “normale” un altra persona lo vede comunque come alterazione delllo status. In buona sostanza voglio dire : se accettiamo con gran soddisfazione tecniche o terapie che ci fanno vivere meglio, più sereni e che ritardino la vecchiaia ( nessuno di buon senso vorrebbe arrivare gobbo, anchilosato e malconcio senza dentiera) perchè negare un rallentamento dell’invecchiamento?
Perchè i media VOGLIONO associare l’estetica con lo STRAVOLGIMENTO?
IL MESSAGGIO è che un trucco leggero e sapiente, una pelle ben curata , un bel sorriso (senza denti sbiancati ) possono farci APPARIRE migliori ( se anche noi abbiamo arricchito il dentro )e pechè no questo aspetto ci migliori, ci faccia sentire sereni (come dice il chirurgo plastico della PSICOCIBERNETICA)
Quindi NO agli stravolgimenti,
Ciao a tutti
VIVIANA TACCIONE says
Ahaahahah, speravo fossi già nella foresta e non mi potessi leggere! 😀
Grazie per aver trovato il tempo per darmi la tua opinione, Dr. Leo, ti ho pensato mentre scrivevo l’articolo, sai che non c’era nessuna acredine per la categoria, ci mancherebbe, ci sono interventi necessari e doverosi, e sapevo che in fin dei conti saresti stato d’accordo con me.
Le aberrazioni non possono che essere considerate tali, ci tenevo in particolare modo a soffermarmi sull’accettazione di sé e sulla “moda” delle plastiche per gli adolescenti che vogliono somigliare ai loro idoli e la responsabilità dei genitori che li vogliono “perfetti”… Tengo molto a questo argomento, e direi che è una costola di “Scomunicazione Cellulare”.
Poi hai ragione, ci sono diversi interventi che si fanno per stare bene con se stessi e con gli altri. Qual è il limite? Se vogliamo si inizia dal SACROSANTO lavarsi tutti i giorni (“Peace, Love & Soap”, come diciamo a Wangeland, Frikkettoni sì, ma profumati!!! 😛 ), al pettinarsi, al truccarsi, all’andare in palestra per migliorare la postura e scolpire la figura… Mettersi l’apparecchio ortodontico per raddrizzare un sorriso o aggiustare un dente, per carità, ci sta tutto… Poi ci sono delle variazioni semi-permanenti che rischiano di diventare una schiavitù: tingersi i capelli, rifarsi le unghie (recentemente ho sparato a zero anche sulle unghie rifatte, ma nel Forum dei Wekiani! 😉 ) e tanto altro…
Ok non sentirsi vecchi prima del tempo, ok non diventare “trascurati”, ma dov’è il confine?
Ognuno decida dove fermarsi, dove finisce lo stare bene con se stessi e inizia invece l’OSSESSIONE per l’aspetto fisico che cela ben altri vuoti, che non si possono certo riempire così. L’importante è non dare niente per scontato, non sottoporsi ciecamente ai diktat della Società dell’immagine, ma agire con consapevolezza.
Perdonami se sono stata un po’ troppo kantiana nei miei imperativi categorici. Sai che sono fatta così, ma certo non ce l’ho con i Chirurghi Estetici (almeno non con tutti, e sai che a te voglio bene!) :-*
Un abbraccio, buone vacanze e grazie per avermi letto!
🙂
Viviana
LEONARDO DI PAOLA says
Sconcertante articolo, ma necessario… Grazie Viviana… E grazie al Dr. Leo per il suo intervento qualificato!
Io credo che tutto dipenda dal fissare un limite oltre il quale l’intervento estetico è aberrante. Ora, come giustamente scrive il Dr. Leo, ognuno di noi pensa in modo differente, e ciò che potrebbe essere normale per qualcuno è assolutamente esagerato per un altro.
Io proporrei 2 parametri per fissare questo limite, fermo restando che poi ovviamente ognuno fa quello che vuole…
1) l’illustre Antropologo Alfred Kroeber individuò nel livello di menomazione fisica uno dei parametri di valutazione del grado evolutivo di una civiltà, vale a dire: più alteri il tuo corpo – per motivi ritualistici, sociali, religiosi, etc. – meno la tua cultura è evoluta. Partendo da questa intuizione, io credo che un punto limite sia il grado di permanenza delle modifiche fisiche, In questo senso mettersi il rossetto rispetta i limiti, rifarsi il naso no.
2) un secondo parametro potrebbe essere il grado di limitazione dell’espressività emotiva. Dato che come sappiamo ad ogni emozione corrisponde una microespressione facciale, penso che tutti gli interventi siano leciti finché non impediscono ai muscoli espressivi della faccia di rispecchiare somaticamente rabbia, paura, sorpresa, disgusto, etc. (peraltro a volerla dire tutta anche le dimensioni e la forma dei tratti somatici sembra avere un significato specifico per la vita dell’individuo, dato che è collegata ai suoi tratti caratteriali, per cui modificando i primi si finirebbe anche con il modificare i secondi…)
Dunque gli interventi estetici, sempre che non ci siano anche motivi salutistici, dovrebbero essere temporanei e non inficiare l’espressione dei sentimenti e delle emozioni…
Che ne pensate? 🙂