
Cacciari fa dietrofront sui sieri: “finché non si ha la forza di cambiare le leggi bisogna rispettarle.“
Socrate, Il grande filosofo greco, è recentemente tornato agli onori della cronaca per le affermazioni di Massimo Cacciari, che in quanto “collega” filosofo lo ha invocato come massimo esempio di chi si sottopone ad una legge anche quando non la condivide.
Dopo aver difeso a lungo i diritti di chi non voleva “vaccinarsi“, Cacciari ha infatti pubblicamente ammesso qualche giorno fa di essersi fatto la terza dose del siero genico anti-COVID, affermando che “queste sono le leggi e finché non si ha la forza di cambiarle, bisogna rispettarle“.

Sorvolando un momento sul livello di coerenza del personaggio, che – come ha ricordato il bravo Massimo Mazzucco – il 29 giugno del 2019 aveva lodato l’operazione di Carola Rackete nel porto di Lampedusa, dichiarando “totale solidarietà nei confronti di chi infrange leggi che trasgrediscono principi fondamentali sanciti dal diritto internazionale“…
Credo sia importante capire perché non abbia alcun senso oggi citare Socrate per giustificare la propria adesione a una campagna sanitaria come quella in atto.
A prescindere che non è sempre stato questo il suo modo di pensare, non ha senso rifarsi a Socrate.
Rinfreschiamoci la memoria.
Socrate, nato ad Atene 470 anni prima di Gesù, Maestro di Platone e tutt’ora considerato archetipo del saggio occidentale in continua ricerca interiore (Gnose te ipsum), nonché primo vero Coach della storia, fu sempre un personaggio inviso dal potere politico.

Ma chi era Socrate? Uno dei più grandi filosofi greci, che come ogni libero pensatore era mal visto dai Potenti.
Tanto che giunto alla veneranda età di 70 anni (un risultato notevole per quei tempi!), fu arrestato, processato e condannato a morte da una vasta giuria cittadina con l’accusa formale di empietà e corruzione, soprattutto per aver spinto i giovani a dubitare degli Dei e dell’ordine costituito.
In realtà Socrate spingeva semplicemente e sistematicamente i suoi allievi a dubitare delle proprie certezze.
Per questo li pungolava continuamente – usando l’arte della maieutica e la dialettica che da lui prese il nome – affinché non smettessero mai di cercare la vera conoscenza, ed è chiaro perché questo non piaceva al potere costituito…
Sulle sue brillanti intuizioni filosofiche, che hanno segnato la storia del pensiero occidentale, si potrebbe parlare per ore… Ma il punto che vogliamo approfondire adesso è il suo peculiare atteggiamento di fronte alla condanna a morte.

Un uomo talmente libero da decidere di sacrificarsi per le sue idee, accettando un’ingiusta condanna a morte.
Dopo aver chiaramente sostenuto per tutto processo l’infondatezza dell’accusa che gli veniva rivolta, senza lesinare in critiche ironiche a quella società che lo stava mettendo alla barra, una volta in prigione Socrate rifiutò di fuggire, come avrebbero voluto i suoi allievi e come spesso accadeva in quelle situazioni.
Al contrario, accettò serenamente la sua esecuzione bevendo la famosa cicuta, perché come apprendiamo dalle cronaca dei fatti, il dialogo platonico Critone, “è meglio subire ingiustizia piuttosto che commetterla”.
Quindi 25 secoli fa un grande filosofo accetta di morire, dando una grande lezione di stoica in nome di un ideale superiore.
Partendo da questo fatto storico, che ha contribuito a rendere leggendario il grande pensatore greco, Massimo Cacciari si allinea al dickat del Governo e giustifica la sua resa: “i filosofi obbediscono alle leggi, anche quando le ritengono totalmente folli. Socrate insegna”.
Ma i due fatti – accettare la morte nel 399 a.C. ad Atene e accettare la 3a dose del siero genico oggi in Italia – sono tanti diversi tra loro quanto distanti nello spazio e nel tempo.
Ora, ci sono almeno 3 validi motivi per cui il paragone di Cacciari non regge…
1. Socrate accetta di obbedire ad una legge che ritiene ingiusta, ma si tratta di una legge legittima, consolidata e collettivamente condivisa.
E accetta il verdetto di una giuria di 501 concittadini suoi pari, non l’imposizione di un Governo che legifera approfittando di uno stato di emergenza illecito, senza il consenso popolare e ignorando di fatto Parlamento e Magistratura.
Anche perché la democrazia ateniese del 5° secolo a.C., considerata uno dei pochi esempi di vera democrazia della storia.
Democrazia che – pur con tutti i suoi limiti – non può assolutamente essere paragonata alla falsa democrazia italiana del 2022.

1. Socrate accetta il verdetto di una legge ingiusta ma legittima, e in una delle più valide democrazie che la storia ricordi.
2. Sono passati 2.500 anni dal gesto di Socrate. Se lui poteva ancora permettersi un approccio innocente all’essere umano (“so di non sapere”), oggi noi, pur continuando ad essere ignoranti da molti punti di vista, purtroppo sappiamo di sapere, come dice la Dott.ssa Silvana De Mari.
Basandoci proprio su una delle massime etiche socratiche, quella per cui “Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza”, noi infatti sappiamo anche troppo bene quali sono gli esiti di una discriminazione sociale radicale come quella che stiamo affrontando.
Come disse Primo Levi, “al termine del percorso in cui attecchisce la discriminazione e la lotta al diverso c’è il Lager.”
Detto altrimenti, non possiamo ignorare le nefandezze di cui l’essere umano ha dato prova dopo Socrate, dall’impero romano al nazismo, dall’inquisizione spagnola allo stalinismo, dalle crociate al terrorismo di stato.

2. Se Socrate 2.500 anni fa poteva permettersi una certa ingenuità, oggi sappiamo che la discriminazione porta al lager.
3. Socrate si sacrifica per dare un esempio, in prima battuta ai suoi allievi, dimostrando che per fare la cosa giusta spesso bisogna agire diversamente da come fanno tutti.
Lasciando per un momento da parte la questione etica (che chiaramente si è evoluta nei secoli, non fosse altro che per l’impatto del Cristianesimo), è chiaro che il comportamento del filosofo greco – durante e dopo il processo – è un esempio perché controcorrente, anticonformista, eroicamente diverso dall’agire “normale”, della massa.
Socrate sceglie la via più difficile e la segue fino in fondo: non si limita ad arrendersi accettando la via più facile!
In questo senso è molto più socratico il comportamento del Prof. Davide Tutino, che proprio leggendo Socrate ha salutato i suoi alunni nel giorno della sua sofferta sospensione.
Il Professore infatti si è da subito impegnato in una lunga protesta pacifica davanti al Quirinale, azione eroica anche perché sorretta (per così dire!) da un lungo sciopero della fame.
In poche parole, nessuna scelta di massa e facile può essere paragonata al sommo sacrificio del maestro di Platone, Antistene e Senofonte: una vera protesta socratica è esemplare (in quanto unica) ed eroica (in quanto difficile da portare avanti).
E cosa c’è di unico e di eroico in chi ob torto collo si adegua alla massa e accetta quelle imposizioni sanitarie vessatorie che fino al giorno prima aveva pubblicamente rifiutato?

3. A prescindere dalle valutazioni morali, Socrate si sacrificò scegliendo una via unica, difficile ed anticonformista.
Riassumendo…
E’ storicamente sbagliato e moralmente ingiusto invocare i grandi eroi classici del pensiero libero per giustificare la passiva accettazione di un trattamento sanitario in cui non si crede.
Un trattamento discriminatorio e indegno che non impedisce alcuna trasmissione virale (come è ormai stato universalmente dimostrato) e che viene imposto esclusivamente per motivi economici, politici e fiscali, che nulla hanno a che fare con il reale benessere della popolazione.
Come ha recentemente affermato il Dr. Mike Yeadon – ex Vice Presidente di Pfizer forte di 35 anni di esperienza nel settore – parlando dei sieri genici, “il fatto che non prevengono la trasmissione del virus dovrebbe da tempo aver messo il punto finale a questa scusa della SALUTE PUBBLICA e del BENE COMUNE”.
Ad ogni modo, non ho nulla di personale contro Cacciari: per quel poco che lo conosco, credo che in fondo sia anche una brava persona.
Però penso anche che giunti a questo punto ognuno si debba prendere le responsabilità delle proprie scelte, nel bene e nel male.
Evitando però – questo sì – di cedere alla tentazione di ingolfare il già marcio flusso informativo mainstream con l’ennesima mistificazione di paragoni infondati.
Leonardo Di Paola
Autore, Formatore e Coach
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