Ci sono 2 romanzi di narrativa che ho amato appassionatamente fino ad oggi. Romanzi molto diversi tra loro che mi hanno tenuta sveglia per notti intere trasportandomi in un mondo che mi mancava durante tutta la giornata successiva, durante la quale vivevo impaziente di tornare alla lettura.
Sono quei libri che quando finiscono ti fanno sentire terribilmente “abbandonata” come quando torni da una vacanza in un posto splendido… però ti regalano un ricco mondo di fantasia cui fare riferimento per sempre!
Uno era “I Pilastri della Terra“, il capolavoro di Ken Follet. Un libro incredibile di oltre 1.000 pagine che consiglio a tutti i lettori accaniti. Ho finito di leggere in questi giorni “Mondo senza Fine” l’ultimo di Follet, il seguito dei Pilastri della Terra.
E come spesso accade quando troviamo evidenze della nostra vita – perchè quelle cerchiamo inconsciamente – nelle cose intorno a noi, nei film che vediamo, nelle persone che incontriamo, nei libri che leggiamo….
Ho trovato un brano che mi ha colpito molto, tra i tanti, e mi ha reso incredibilmente felice perchè proprio in questi giorni il nostro Editore ci ha comunicato la data di uscita del nostro libro “panacea”…. Il 3 Maggio 2008 uscirà infatti “Autodifesa Alimentare“.
Ecco il brano:
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Disse lo straniero “Sono Jonas Powderer, di Londra.”
Era un uomo sulla cinquantina, con una guarnacca ricamata e un cappello di pelliccia. Sorrideva affabile e Caris pensò che si guadagnasse da vivere vendendo oggetti. L’uomo guardò i vasi ordinatamente allineati sugli scaffali e annuì soddisfatto. “Notevole” dichiarò. “Mai vista una farmacia così sofisticata, fuori da Londra.”
“Siete un medico?” chiese Philemon cauto, non conoscendo il suo rango.
“Speziale. Ho una bottega a Smithfield, vicino all’ospitale di St Bartholomew. Non per vantarmi, ma è la più grande della città.”
Filemon si rilassò: gli speziali erano semplici commercianti, ben al di sotto del Priore nella scala sociale. In tono di superiorità, domandò: “E che cosa è venuto a fare fin qui il più grande speziale di Londra?”.
“Desideravo acquistare una copia della Panacea di Kingsbridge.”
“Come?”
Jonas sorrise con l’aria di chi la sa lunga. “Praticate la virtù dell’umiltà, padre priore, ma vedo che questa novizia la sta ricopiando proprio qui sotto i miei occhi.”
Caris esclamò: “Il libro? Non si chiama Panacea”.
“E tuttavia contiene i rimedi per ogni malattia“.
Quel ragionamento aveva una certa logica, pensò Caris.
“Come fate a conoscerlo?”
“Viaggio parecchio alla ricerca di erbe e altri ingredienti rari, mentre in bottega stanno i miei figli. Una monaca di Southampton me ne ha mostrato una copia. Mi hanno detto che era stata scritta a Kingsbridge e che era intitolata Panacea.”
“Suor Claudia?”
“Sì, si chiamava così. L’ho supplicata di prestarmelo il tempo necessario per farmelo copiare, ma lei non ha voluto separarsene.”
“La ricordo”. Claudia era stata in pellegrinaggio a Kingsbridge, aveva alloggiato nel convento e si era prodigata nelle cure agli appestati senza timore di ammalarsi. Caris le aveva regalato il libro in segno di ringraziamento.
“Un’opera davvero notevole!” Commentò Jonas con trasporto. “E in inglese!”
“E’ per i guaritori che non sono preti e che quindi non conoscono il latino”
“Non ha uguali in nessun’altra lingua!”
“E’ tanto strano?”
“E’ il modo in cui sono organizzati gli argomenti” osservò Jonas. “Invece di essere diviso a seconda degli umori o delle classi di malattie, il libro parte dalle manifestazioni del morbo nell’infermo. Che si tratti di mal di stomaco, di perdita di sangue, febbre, diarrea o starnuti, si arriva subito alla pagina giusta!”
Philemon si spazientì. “Per gli speziali e i loro clienti va più che bene, immagino.”
Jonas ignorò il tono di derisione. “Presumo, padre priore, che questo libro impagabile sia stato scritto da voi.”
“No di certo!” esclamò Philemon.
“Ma allora chi…?”
“L’ho scritto io” disse Caris.
“Una donna?” Jonas era stupefatto. “E dove avete preso queste informazioni? Non appaiono in nessun altro testo.”
“I vecchi trattati non si sono mai dimostrati utili, per me. Ho imparato a preparare le medicine da una guaritrice di Kingsbridge, Mattie, che purtroppo dovette lasciare la città, perchè accusata di stregoneria. poi mi insegnò madre Cecilia, che fu badessa in questo convento prima di me. Ma raccogliere ricette e rimedi non è complicato: tutti ne conoscono a centinaia. E’ difficile invece stabilire quali siano efficaci e quali no. Per anni ho annotato gli effetti di tutte le cure che provavo e nel libro ho riportato quelle di cui ho sperimentato personalmente l’efficacia.”
“E’ un onore per me parlarvi di persona.”
“Dovete avere una copia del mio libro: sono lusingata che abbiate fatto tanta strada per averlo!” Aprì un armadio. “Questa era per il convento di St-John-in-the-Forest, ma aspetteranno.”
Jonas prese in mano il libro come se fosse un oggetto sacro. “Ve ne sono enormemente grato.” Tirò fuori un sacchetto di pelle e lo porse a Caris. “Come ringraziamento, vi prego di accettare un modesto dono della mia famiglia per le monache di Kingsbridge.”
Caris aprì il sacchetto e ne estrasse un piccolo oggetto. Era un crocifisso d’oro tempestato di pietre preziose.
Negli occhi di Philemon si accese una luce avida.
Caris rimase sconcertata. “E’ un dono costoso!” Esclamò. Non era una cosa elegante da dire e se ne accorse subito. “La vostra famiglia è molto generosa, Jonas”.
L’uomo si schermì. “Grazie a Dio, non ci manca nulla”.
Philemon disse, invisioso: “Un simile dono per un libricino scritto da una donna?”.
Jonas replicò: “Ah, padre priore, evidentemente voi siete superiore a queste cose, ma noi non aspiriamo alle vostre vette intellettuali. Noi non cerchiamo di comprendere gli umori del corpo. Come un bimbo che si succhia un taglio sul dito perchè sa che gli allevia il dolore, così noi somministriamo le cure che siamo certi che funzionino. Come e perchè esse funzionino è materia di studio per menti più elevate delle nostre. Il Creato è troppo misterioso perchè gente come noi possa comprenderlo”.
Caris percepì la sua ironia e vide che Oonagh tratteneva una risatina. Anche Sime colse il tono sarcastico dello speziale e si indispettì. Philemon, invece, non si accorse di nulla e, anzi, parve lusingato da quei complimenti. Dallo sguardo che fece, Caris capì che stava cercando il modo di prendersi il merito del libro, propbabilmente per guadagnarci sopra anche lui.
(pp. 1181-1184 – Mondadori Editore, 2007)
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